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Barbagli Lorenzo, PEDAGOGIA RELAZIONALE, Umanità, Relazionalità, Persona nel modello PREPOS Appendice a cura di Raffaella Marchi p. 204, A5- Bross. € 15,00, Collana Prepos n. 4 2014.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
PEDAGOGIA RELAZIONALE, Umanità, Relazionalità, Persona nel modello PREPOS

PRESENTAZIONE
di Emilia Scotto – Prevenire è Possibile


L’arte di educare
La situazione della pedagogia nella cultura contemporanea è paradossale: ad una vasta domanda di educazione fa da contraltare un vuoto pedagogico culturale e politico, che rimanda ad una forma di autoesclusione della pedagogia, incerta nell'accogliere tra i propri orizzonti questa stessa domanda di educazione.
Qual'è la ragione di tale stato di colpevole dimenticanza e di emarginazione di una scienza e di un'arte che viene da tutti invocata ma da nessuno sperimentata e proposta?
Due sono le ragioni per l'emarginazione della pedagogia dal contesto delle scienze umane e sociali: la frantumazione degli indirizzi pedagogici tradizionali e la difficoltà nell'individuare lo spazio di educabilità dei soggetti.
La crisi della pedagogia
La società contemporanea non sembra in grado di "inventare il futuro" e nemmeno di superare lo stallo sociale ed economico che solo una cultura relazionale in grado di presentare le cose che contano davvero per la vita, porta ad una sorta di astensione dal formulare indirizzi pedagogici ed a navigare a vista in una relatività dei valori e delle conoscenze davvero preoccupante.
Il vuoto era stato riempito fino ad alcuni anni fa dalla parola prevenzione ma anch’essa è stata progressivamente abbandonata in favore del mito tecnologico e tecnico della cura, della guarigione, degli strumenti psico-clinici in grado di risolvere tutto ciò che non si normalizza.
Ciò è anche dovuto all’assenza di espliciti modelli pedagogici andati in crisi nel dopoguerra e non ancora riemersi.
I tre principali indirizzi pedagogici del dopoguerra, l'indirizzo personalista, vicino alle forze cristiano-democratiche, l'indirizzo marxista, vicino alle forze politiche comuniste e l'indirizzo cosiddetto laico, vicino al variegato settore delle forze liberai-socialiste, sono stati azzerati così come le forze politiche di riferimento ed è rimasto in campo un pragmatismo che non ha saputo orientarsi nelle sfide della complessità.
L’attuale stallo deve essere riempito con contenuti educativi e preventivi che tengano presente le diverse esigenze educative delle diverse persone: non c’è nulla di più ingiusto che dare le stesse cose a persone diverse.
Il rapporto educativo è un'arte relazionale, nel senso che la pedagogia deve accompagnare nel suo svolgimento temporale il procedere delle generazioni. Le generazioni più antiche hanno il compito di condurre quelle più giovani. Questo rapporto di conduzione merita una particolare attenzione affinché non si trasformi in pura trasmissione e il dialogo educativo si gioca sempre nel rapporto interpersonale tra l’IO e il TU. Al fine di costruire un Noi rispettoso sia del TU che dell’IO.
L'educazione però è ciò che una società, nel suo relativismo culturale, considera tale mentre dovrebbe essere intesa come il giudizio sul grado di legami e vincoli che quella società educante è stata in grado di costruire.
Va da se che oggi manchino le ipotesi di una nuova architettura sociale, anche carica di utopia, che insegua la via del miglioramento nel donare il bagaglio di esperienza necessario a vivere nella complessità della situazione sociale circostante.
Tale dimensione educativa non può prescindere dalla empatizzazione: dalla capacità di cogliere il bisogno educativo dell’altro e, ancor di più, farsi l’educatore di cui l’altro ha bisogno.
Questo è l’obiettivo che si pone il lavoro di Lorenzo Barbagli che disegna il contorno di un educatore mobile e trasformer. Le sue doti debbono essere affinate affinché una "arte" dai contorni troppo vaghi acquisisca una metodicità ed una coerenza più concrete centrata sui bisogni dell’educando.
Da qui il rimando indispensabile è al concetto di educabilità. La sua valenza consiste nel sottolineare la plasmabilità delle disposizioni della persona. L'accento nel rapporto educativo non è posto sulla quantità di contenuti ma sulla diversa qualità di educazione richiesta dal soggetto che vive e progetta la sua vita.
Al concetto di educabilità fa da rinforzo quello di orientamento inteso in senso globale come approccio educativo. Orientamento è il processo per cui si attuano le scelte nella vita necessarie ad ogni svolta, ad ogni coincidenza a cui le persone debbono essere per tempo preparate.
L'aiuto orientativo è di natura fondamentalmente educativa perché "aiuta una persona a condursi". Non è una terapia, né una diagnosi, né un espediente tecnico e neppure un semplice consiglio ma un approccio di sostegno che percorre longitudinalmente le tappe di vita e le scelte di vita.
Educabilità e orientamento sono le tematiche si cui, con umiltà, può essere rifondata la scienza pedagogica per far emergere l’insieme di potenzialità del soggetto a tirar fuori da se le sue capacità. Perché ciò accada occorre che si attui un particolare processo comunicativo tra educatore ed educando in un processo di felice riuscita dell'arte educativa.
L'educatore che si dispone all'esercizio ditale attività deve possedere alcune competenze comunicative importanti: la capacità di percepire il significato dato dall'altro al messaggio trasmesso, la capacità di cogliere il substrato di emozionalità presente nella comunicazione e la capacità di cogliere il senso di questi particolari vissuti riferendoli alla globalità della persona.
In primo luogo, dunque deve avere la capacità di percepire, in modo accurato, i messaggi dell'educando nel significato che tali messaggi hanno per lui. Si tratta di "vedere il mondo con gli occhi dell'altro". Per raggiungere tale disposizione all'ascolto empatico è necessario che la attenzione di chi ascolta non sia strutturata, ovvero non categorizzi immediatamente i contenuti del messaggio nei propri schemi interpretativi ma lasci fluire il messaggio e si ponga prossimo al significato che tale messaggio ha per chi lo propone. La comunicazione dell'educando all'educatore si arricchisce e si perfeziona tanto più egli sente di essere ascoltato e capito e può procedere nella sua autopresentazione di persona superando le paure, le ansie e le insicurezze che lo possono imprigionare.
L’educatore deve poi saper rilevare il substrato emozionale presente nella comunicazione. Deve cioè cogliere le emozioni specifiche del particolare vissuto del soggetto che l'educatore ha di fronte. In questa fase di coglimento empatico si presentano difficoltà in ordine alla interpretazione (riferita alla propria esperienza) del vissuto altrui ed al grado di intensità di tale vissuto. Saper riconoscere adeguatamente la dimensione di emozione sperimentata e coglierne l'intensità è un atto indispensabile in ogni rapporto di aiuto e di orientamento. Anche perché da tale posizione di apertura è possibile interpretare correttamente e denominare la qualità del vissuto altrui e quindi di mettersi nella posizione corretta di fronte all’educando.
L’autore propone uno schema con tre dimensioni delle posizioni dell’educatore “autorevole, affettivo e liberarle” e mostra come l’impatto con tali stili sia più o meno efficace con i diversi tipi di aspetti, ambiti, disagio e valori presentati dall’educando.
Nell’appendice, a cura di Raffaella Marchi, sono riportati i progetti e gli strumenti pratici che PREPOS, durante questi anni, ha realizzato in oltre 300 istituzioni scolastiche, utilizzando la pedagogia dei gruppi e dell’artigianato educativo, sapendo cogliere le diverse espressioni del disagio giovanile, interpretando i loro bisogni ed utilizzando interventi educativi mirati. L’idea di fondo a cui tali strumenti si riferiscono è quella di una pedagogia relazionale fondamento per migliorare i rapporti individuali, superare i conflitti, combattere la demotivazione scolastica, incrementare l’apprendimento cognitivo e affettivo all’interno della scuola, aiutare i genitori e i ragazzi stessi ad orientarsi, a diventare persona.
L’arte di educare richiede di uscire dall’indifferenza, dalla demotivazione, dalla mancanza di coraggio, dalla squalifica, dall’istigazione, dalla manipolazione per ri-pensare una scuola non tanto nuova quanto espressione di una ricchezza educativa capace di rinnovarsi al passo dei tempi nella consapevolezza dei valori e virtù di cui ciascuno è portatore.
Forse un’idea vincente per superare le sfide della complessità contemporanea.

 

 

 

 

 

 

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