La Pagina di: Francesco Giorgi |
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9788866151227
COME ERAVAMO Novelle e racconti popolari calabresi Francesco
Giorgi 96 10,00 A5 Bross. Collana Infanzia n. 9 |
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COME ERAVAMO Novelle
e racconti popolari calabresi |
Francesco Giorgi è nato, cresciuto e vissuto a San
Luca, entroterra calabrese.
Con questo libro l'autore compie un viaggio a ritroso nel tempo,
quando, neppure sessanta anni fa, non solo al Sud, ma in tutta
Italia, l'intrattenimento serale non era la Tv ma i nonni e i
cantori che, davanti al focolare narravano storie per i grandi
e piccini. Storie di lotta tra ricchi e poveri, tra il bene e
il male. Un susseguirsi di avventure dove i protagonisti sono
persone, scaltre e furbe, che riescono sempre a vincere il male.
Una rivalsa del popolino verso le ingiustizie del mondo, e che
gettano semi di speranza, negli ascoltatori grandi e piccini.
Francesco, ha fatto nella sua semplicità, una bellissima
opera di recupero delle tradizioni popolari del suo popolo, nello
stesso tempo, divertendo i moderni lettori, che potranno con
lui sognare divertirsi e riscoprire il fascino di un passato
che ancor oggi ha molto da dire.
Nel testo ci sono alcune incongruenze e piccoli errori grammaticali
che sono stati lasciati apposta, per non togliere la freschezza
della narrazione, così come l'autore ha ricordato e scritto
di sua mano. |
Draghi, Orchi, fate, diavoli, briganti, re, streghe, sono
i protagonisti di queste favole e racconti recuperate dalla tradizione
calabrese da Francesco Giorgi per il divertimento dei giovani
e vecchi lettori. Racconti e favole genuine radicate ai saperi
antichi educativi di un tempo, dove a queste, era dedicato il
ruolo di trasmissione dei principi e valori di vita.
Favole non edulcorate e sciocche, come molte di quelle di educatori
cosiddetti moderni, ma sanguigne e, che non girano attorno ai
problemi principali della vita e della dura realtà.
Un libro che oltre che divertire ci fa recuperare quella memoria
che è indispensabile alla vita dei popoli. Senza
memoria non ci sono radici... non ci sono uomini e donne, degni
di questo nome. |
9788866151302
LE FAVOLE DI ZIO CICCIO Francesco Giorgi 134
13,00 A4 Bross. Collana Infanzia n. 12 |
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Francesco Giorgi ècresciuto e vissuto a San Luca,
entroterra calabrese.
Questo è il suo secondo libro di favole e fiabe adatto
per grandi e piccini. I protagonisti di queste storie sono, animali
e uomini, che interagiscono tra di loro; è qui presente
anche l'elemento magico, che rende possibile dare un senso alle
storie. Il periodo storico non è sempre identificabile
e in fin dei conti non è importante ai fini delle storie.
I personaggi sono ricavati dalla tradizione popolare e mitologica
e rimaneggiati secondo la fantasia dell'autore. Francesco non
disdegna di far trasparire dei significati morali, a beneficio
del lettore.
Sono storie divertenti, che aprono la mente sul regno di Fantasia,
dove tutto è possibile, qualunque cosa è ammessa
purché alla fine vinca sempre il bene!
Francesco è uno degli ultimi affabulatori
che forte della tradizione della cultura orale; che tanta importanza
ha avuto nello sviluppo di intere generazioni, lancia i suo messaggi
anche alle generazioni odierne, convinto che certi valori sono
intramontabili, e necessari, per uno sviluppo armonico della
persona, anche oggi, che la tecnologia sembra farla da padrona.
Questo è il suo secondo libro:
ECCO UNA SUA FAVOLA:
Il Re malvagio
C'era una volta un Re ricco e potente ma era così maligno
che non era capace di ridere. Un giorno, i suoi fidi pensarono
di trovare un buffone di corte che sapesse renderlo allegro.
Ma dopo, vari tentativi, con diversi buffoni; invece di ridere,
diveniva sempre più nervoso; e ai buffoni, faceva dare
cento frustate, invece dei cento scudi d'oro promessi.
Tempo dopo, due amici, di cui uno era buffone, si trovarono nei
pressi del castello, e sentito, che c'era da guadagnare cento
scudi d'oro, decisero di provare.
Così si presentarono davanti al re, ma dopo un giorno
di storielle e barzellette non riuscirono a farlo ridere. E infuriato
ordinò alle guardie di dare loro le solite cento frustate.
Allora il buffone esclamò: «Maestà a me dovete
dare cinquanta frustate e le altre cinquanta dovete darle al
mio amico, perché i patti erano che se fossimo riusciti
a farla ridere; di prendere cinquanta scudi ciascuno, ma considerato
che non ci siamo riusciti, dividiamo anche le frustate.»
Sentendo quelle parole il re scoppiò a ridere e continuò
a farlo per tre giorni. Fu così che il re maligno diventò
umano, arricchì quei due amici, e da quel giorno fu anche
amato dal suo popolo. |
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