PANE QUOTIDIANO: una pagina della nostra storia
Pane Quotidiano è la città in lotta per il proprio
futuro, è la vita della Piombino di questi anni, di questi
mesi, di questi giorni.
E un documento in presa diretta dei sentimenti degli operai
e di tutti i lavoratori dellacciaio, testimonianza del
loro dolore e della loro rabbia, del loro sgomento, ma anche
della loro ferma volontà di continuare a lottare per salvare
se stessi e tutta la città., senza arrendersi.
Pane Quotidiano è un libro di fotografie e di pensieri,
di volti e frasi spezzate, di lacrime e di solidarietà,
ma soprattutto un libro di storia, perché la Fabbrica,
soprattutto se è stata per oltre un secolo una grande
acciaieria come la nostra, non solo ha dato lavoro a tanti dei
nostri padri e nonni, ma ha fatto la storia di Piombino e dellItalia.
La Fabbrica stessa è Storia, per questo la scriverò
con la maiuscola, non per vezzo ideologico ma per significare
il simbolo dentro il nome comune.
Storia di tante generazioni di operai e tecnici, di lavoratori
che sono stati i veri protagonisti dello sviluppo italiano, i
grandi produttori della ricchezza della nazione; anche se negli
ultimi anni sono entrati in ogni fabbrica con minori tutele,
pochi diritti, tanto meno riconoscimento sociale.
La Fabbrica è la storia delle tante generazioni di vecchi
lavoratori che erano entrati giovani, ancora ragazzi, con la
giocosità delladolescenza negli occhi, senza esperienza,
senzaltra forza che lorgoglio di diventare grandi
e portare a casa uno stipendio e poi farsi una famiglia, avere
dei figli; ragazzi che la Fabbrica ha poi trasformato in uomini
sotto la guida dei compagni più vecchi, avvicendando così
sempre nuove maestranze qualificate in un processo educativo
continuo, un addestramento alla tenuta e alla resistenza fisica
e morale, allagire collettivo e anche al conflitto individuale.
La Fabbrica è stata luogo di crescita morale, di formazione
civile, di educazione alla vita sociale, politica, sindacale,
della conquista di una coscienza di sé, del proprio ruolo
e della propria dignità.
Così è stato per molti anni, per tutto un secolo,
fino a non molto tempo fa, fino a quando la Grande Storia non
ha cambiato direzione. Poco più di venti anni, sono niente
nella vita di una città, di una nazione, ma sono tantissimi,
sembrano un secolo per i ragazzi e le ragazze che ci guardano
con tenerezza e sfida dalle stupende fotografie di Marco Morrone
e di Francesco Masangui, entrambi giovani , operai, della Lucchini
e della Sol, che con i loro obbiettivi hanno narrato la Fabbrica
e la sua Storia, scavando nei volti degli operai e delle loro
famiglie alla ricerca di una risposta che deve venire, oggi,
il più presto possibile, perché Piombino non deve
chiudere. A quegli uomini, a quelle donne che sfilano per le
vie di una Piombino che pare rimpicciolirsi per abbracciarli
o che si slarga in strade di confine da riempire tutti insieme,
da occupare di voci e striscioni perché nessuno possa
dire che non sapeva, a tutti loro è stato detto che i
loro prodotti oramai costavano troppo, non erano più competitivi
sui grandi mercati internazionali.
Lo hanno detto a quelli che al massimo si portano a casa da 1000
a 1300 euro, che il lavoro costa troppo, e poi è troppo
garantito e deve diventare flessibile (dunque precario) e non
solo occasionalmente, ma come sistema normale.
La linea di demarcazione tra ieri e oggi, tra il vecchio e il
nuovo, si è detto, ora passa da qui: al lavoratore non
spetta più, nel suo salario, una parte di redistribuzione
della ricchezza chegli ha prodotto col suo lavoro, per
questo si risparmia sulla sicurezza dentro il ciclo produttivo
e fuori, nel sistema sanitario, che non riesce più a garantirti
la salute per la quale ogni mese la tua busta paga versa la sua
quota di imposte sicure, mentre unevasione fiscale che
nessun paese europeo tollererebbe, distrugge la coesione sociale
e il bilancio dello Stato.
Centra questo con Pane Quotidiano? Si, centra, perché
la crisi verticale che ha portato Lucchini alla penosa situazione
di questi anni, è certo figlia della crisi di tanta parte
della siderurgia italiana ed europea, ma anche figlia dellideologia
che nega la centralità delle persone in carne e ossa e
ha piegato tutto, anche le nostre anime al denaro, al consumo,
allunico simulacro di idealità rimasto intatto,
il profitto e la legge del più forte.
Non è dunque un caso che una associazione come la Croce
del Sud, che da tanti anni opera a Piombino sotto i simboli del
commercio equo e solidale, cioè del rispetto del lavoro
e la solidarietà nel mondo, sia riuscita a donarci Pane
Quotidiano. Volevamo qualcosa di tangibile che raccontasse
in "prima persona" la crisi. Sì, in "prima
persona" perché proprio in forza di quei principi
di equità e solidarietà che ispirano il commercio
equo e solidale, volevamo che i protagonisti fossero proprio
le persone, la loro dignità, purtroppo calpestata di lavoratori...le
loro lotte.
Con queste parole dirette, Croce del Sud fa la cronaca di questi
anni, ci dice della progressiva svalorizzazione del lavoro nellimmaginario
collettivo - da produttori di ricchezza a semplici prestatori
dopera -, la perdita di salario e diritti, lespulsione
di tanti ancora in età produttiva negli anni delle grandi
privatizzazioni, drammi che hanno spezzato il legame tra lavoratori
dentro la Fabbrica e fuori, lacerando anche i legami sociali,
i vincoli di solidarietà tra le generazioni, la stessa
trasmissione del sapere produttivo tra vecchi e giovani, lasciando
i nuovi operai più soli, più indifesi, in quegli
impianti dove si è smesso di investire, dove non si è
fatta manutenzione, dove la sicurezza è unoptional,
e dove negli ultimi ventanni non si sono più contati
i morti e gli incidenti.
Pane Quotidiano scava dentro questa Storia, ci rammenta che nella
Fabbrica è nata quella classe operaia che oggi quasi non
si può nominare, e con essa la lotta per un orario di
lavoro più decente, per un salario che permettesse di
sfamare le famiglie e di mandare i figli a scuola, lotte per
una pensione dignitosa dopo una vita di lavoro, per il diritto
a essere tutelato e a potersi difendere da un licenziamento ingiusto
e ingiustificato! Niente di tutto questo è stato regalato
agli uomini e alle donne che sfilano nelle foto del libro, tutto
è stato conquistato a prezzo di grandi sacrifici, con
gli scioperi che ti fanno portare a casa meno soldi, mentre i
diritti oggi maldestramente chiamati privilegi si tagliano a
tutti, ai vecchi e ai giovani, a chi è dentro e a chi
è fuori.
La Fabbrica raccontata da Pane Quotidiano ,ha attraversato ognuna
di queste fasi, grandi e piccoli eventi hanno scandito la vita
degli uomini dellacciaio, persone dai gesti semplici e
amorevoli, nelle mani che lavorano, negli occhi che non ti concedono
niente altro che una richiesta di serietà e verità.
Non si scherza con chi rischia il lavoro, non si bara quando
la solitudine e la disperazione possono occupare la mente e il
cuore di chi rischia il pane.
Leggete i bigliettini, trascritti o fotografati di Pane Quotidiano:
chi li ha scritti ha detto in tre parole, in due o quattro righe,
scritte di furia, scritte col cuore, tutte le parti di questa
Storia, quella grande e quella nostra.
Come nella pagine finali di Centanni di solitudine, anche
in questo libro soffia forte il vento delle passioni umane, speranza,
paura, rabbia, tenerezza, sconcerto ma anche una nuova coscienza
, di scrivere e leggere la propria storia e quelli di tutti gli
altri che ti sono vicini nel momento stesso in cui la storia
si sta svolgendo, non ne sai gli esiti, ma sai che sta accadendo
e che, dopo, tutto sarà diverso.
La città di Pane Quotidiano non chiede limpossibile,
non chiede niente di più di quanto non gli spetti dopo
un secolo di vita spesa al servizio del paese.
Questa città, la nostra Piombino del lavoro e dei diritti,
oggi sta scrivendo una pagina certo difficile, e la sua è
la scommessa più alta, ma ci sono le condizioni per vincerla,
per un lavoro che torni ad essere la fonte della nostra dignità
di persone, la ricchezza da spendere per fare più giusta
la vita sociale, la possibilità di far studiare i figli.
Paola Pellegrini
Assessore alla Cultura del Comune di Piombino
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