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9788866151135

Pietro Bianconi, IL MOVIMENTO OPERAIO A PIOMBINO La nascita della classe operaia in una città fabbrica prefazione di Paolo Favilli pp. 300 ill. A5 € 18,00 Collana Biblioteca di Storia n. 14 2013

Pietro Bianconi (1924-1991) ha lavorato come operaio all'llva di Piombino (poi Italsider) fino al 1948. Ha partecipato alla lotta partigiana con la III brigata Garibaldi. Dal Partito d'Azione confluì nel Partito Socialista, nel '53 aderì all'Unità Popolare di Calamandrei, Codignola Parri, nel '56 fu eletto nel direttivo nazionale della CGIL. Da allora ha collaborato attivamente alle iniziative della sinistra operaia e parlamentare. Nel gennaio del '44 fu condannato a morte da un tribunale repubblichino «per aver organizzato a più riprese la diserzione di giovani militari», nel '69 ha avuto il suo ultimo processo per «attività sovversiva». Bianconi è stato una rarità per I'Italia un uomo intero, un militante che non ha bisogno di deleghe intellettuali per vivere pienamente il suo compito, per capire il suo tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL MOVIMENTO OPERAIO A PIOMBINO La nascita della classe operaia in una città fabbrica prefazione

di Paolo Favilli

 

Si tratta con questo libro di riconsegnare alle classe operaia la storia di uomini rivoluzionari entro la storia più generale della loro direzione politica e sindacale: i tentativi di organizzazione rivoluzionaria del 1904 e l'acquisizione di una coscienza antiriformista, lo sciopero del 1911 contro il trust siderurgico, le agitazioni del 1919 contro il carovita, l'insurrezione anarchica del 1920, l'occupazione delle fabbriche e la resistenza senza quartiere allo squadrismo, l'insurrezione popolare del 1943 contro i fascisti, la lotta del 1953, (Sciopero della Magona).

 

Nella postfazione, a cura dell'editore, potete trovare la cronaca dei tredici giorni di sciopero del 1989-1990, l'ultimo dei grandi scioperi nella zona di Piombino prima dell'avvento della grande e profonda crisi europea e mondiale.

Il volume è corredato di 64 foto d'epoca e un indice analitico dei nomi.

dalla POSTFAZIONE A CURA DELL'EDITORE:

Commenti sull'ultime grande lotte
“1989-1993”
“Cronache di due scioperi

Ciò che ci ha sollecitato a ristampare questo libro di Bianconi è stato il fatto della scomparsa della classe operaia dalle cronache, dai giornali, dalle tv come se la classe operaia non esistesse più o fosse solo un appendice della nostra società moderna del terzo millennio. Mentre a nostro parere è uno degli aspetti fondanti, tanto più in un paese la cui Costituzione è fondata proprio sul lavoro e sui lavoratori. In numerose parti d'Italia, oggi 2013, ci sono migliaia di operai che lottano per il loro posto di lavoro ma solo casualmente se ne parla e a piccole dosi, perché si ha paura, che gli operai riscoprano la loro coscienza e la loro dignità. Le fabbriche oggi sembrano inutili; tutto si gioca in borsa, in banca, o nei giochi finanziari, mentre nella realtà le fabbriche esistono sempre! Soltanto che non sono più le nostre, sono dislocate in altri paesi dove lo sfruttamento e i guadagni sono più facili. Le lotte, fatte dai nostri padri dall'ottocento ad oggi, sono le stesse che stanno iniziando in quei paesi ora sfruttati; ed allora, ci è sembrato utile ristampare questa storia della classe operaia: sia per quelle popolazioni, sia per i nostri lavoratori, affinché tramite la memoria, gli operai riprendano il loro posto nel mondo, in un mondo dove l'economia non ha più nulla di etico come nel primo liberalismo o come in quello di Piero Gobetti1 fondatore della rivista “La rivoluzione liberale” in cui collaborò anche Gramsci, Luigi Sturzo e altri nostri padri della politica. L'economia è ormai ridotta ad un Casinò mondiale, dove tutto è regolato da dove cade la pallina...
Perciò riteniamo che in questo libro testimonianza dedicato alla classe operaia piombinese si debba anche dare cenno ad altri importanti avvenimenti svoltosi dal maggio 1989 al febbraio1993 quando ancora esisteva una classe operaia combattiva e conscia dei propri diritti e che ancora usufruiva di una grande conquista sociale sgorgata dalla resistenza a tutela dei lavoratori “ La scale Mobile” o “Idennità di contingenza” che difendeva gli stipendi dai rincari e dall'inflazione. 2
La penultima grande lotta nel nostro comprensorio che qui sotto riportiamo ampiamente: è riassumibile nel titolo di un libro bianco pubblicato sull'argomento «Un esperienza di lotta in un centro siderurgico» con la prefazione di Ivan Tognarini. Un libro pieno zeppo di foto ritagli di giornale e documenti sindacali e aziendali dell'epoca; di cui Tognarini, si augura venga usato per un più profondo studio insieme a «altri documenti che probabilmente gli storici potranno esaminare, e, forse tra alcuni decenni, saranno consultabili.»3
Ma anche da questi documenti parziali noi ne ricaviamo la “storia” (anche se non con la 'S' maiuscola) mettendola a disposizione delle nuove generazioni.

La società ILVA4 (gruppo IRI) nasce il 1 ottobre 1984 come fusione tra Acciaierie di Piombino S.p.A., Industria Acciai Speciali e Nuova Società Italiana Acciai Speciali S.p.A. (ex EGAM), per razionalizzare il settore di Finsider per degli acciai da costruzione.
Negli anni '80:

«Una gravissima crisi economica, investì anche l'Italia l'intero assetto del sistema produttivo fu sottoposto a una radicale riconversione e riorganizzazione fondata sul decentramento produttivo, sulla crescita di nuovi settori produttivi legati all'informatica, alle alte tecnologie, alle comunicazioni, ai servizi, mentre si ridimensionavano comparti più tradizionali come la siderurgia, la meccanica, il tessile, soppiantati dalla concorrenza di nuovi paesi industrializzati. La grande fabbrica meccanizzata che aveva dato vita alla formazione del proletariato industriale fu sostituita da unità produttive più piccole e duttili, mentre il centro del sistema economico si spostava dal “triangolo industriale” ai nuovi distretti manufatturieri del nordest e dell'Italia centrale.»5

Nel 1989 era al Governo De Mita (DC) insieme a Socialisti, Liberali, Socialdemocratici e Repubblicani (1987-1989) ministro dell'industria l'onorevole Battaglia (Republicano ) al Lavoro e previdenza sociale Rino Formica (Socialista).
Romano Prodi (Democristiano) era sempre alla presidenza dell'IRI 6 che deteneva dal 1982. Prodi per risolvere la crisi dell'industria pubblica scelse anche dietro le spinte dell'Europa la strada della privatizzazione. L'Europa aveva provocato la crisi della Magona ora provocava la crisi della Deltasider. Una più avveduta presenza e spirito dei nostri politici avrebbero contestato simili direttive che andavano contro il principio costituzionale del diritto al lavoro per tutti e, anzi avrebbero dovuto promuovere in Europa simili principi a base della vera uguaglianza dei cittadini frutto della rivoluzione francese, e non un Europa al servizio dei falsi liberalismi e, del potere della finanza che ha stravolto l'idea stessa d'Europa, un Europa che dovrebbe essere comunità di cittadini e non comunità al servizio di un economia di “finanza creativa” al servizio di pochi e delle banche.

 

Tutto cominciò il 10 maggio 1989 le ristrutturazioni e privatizzazioni erano ormai nell'aria e la scintilla che fece esplodere la rabbia degli operai fu quando il governo decise di immettere “ticket sanitari” con il tentativo di distruggere piano piano la sanità pubblica, una della più importanti conquiste sociali del nostro paese e non solo, gli Stati Uniti ci sono arrivati solo nel 2011!!!
Recitava il manifesto che annunciava lo sciopero generale:

continua nel libro:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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