Il Mezzogiorno, lagricoltura,
i contadini sono temi, per noi abitanti dellItalia del
XXI secolo, che «sfumano nella nebulosa di unItalia
premoderna. Sembrano un relitto incastrato nei fondali della
storia,
un silenzioso monito». Eppure poco più di mezzo
secolo fa, le condizioni dei contadini meridionali
ed in generale del Sud, erano allordine del giorno del
dibattito politico. La riscoperta del Sud, dopo il fascismo,
era stata fortissima; soprattutto a causa delle rivolte contadine
e delle occupazioni di terre, che avvenivano in molte zone del
Sud: lopinione pubblica italiana,si trovava di fronte ad
una realtà di arretratezza e di sottosviluppo economico;
che aveva poche similitudini in altre zone dItalia,.
In questo panorama desolante, non erano mancati momenti che avevano
lasciato sperare. In primo luogo la ripresa di tutta una letteratura
meridionalistica che partiva dallanalisi e
dalla denuncia della situazione
del Sud: da Manlio Rossi Doria a Tommaso Fiore e RoccoScotellaro,
da Giovanni Russo a Danilo Dolci, solo per citarne alcuni.
Dallaltra, le azioni di protesta per rivendicare migliori
condizioni divita, da parte dei contadini meridionali nel 19431944;
ed in seguitola mobilitazione per loccupazione delle terre
dei latifondi nel 194447 e nel 19491950. Furono lotte
dure con morti e feriti.
uesta stagione sembrò aver termine nel 1946, quando nel
secondogoverno De Gasperi, i democristiani, timorosi che la popolarità
diGullo (comunista) potesse incidere sul voto delle masse meridionali;
ne ottennero la rimozione e la sostituzione con un personaggio
del loro partito, Antonio Segni. Loccupazione delle terre
nel 1949, che vide una grande mobilitazione dei contadini, fu
lultimo episodio di questa stagione di lotte, con esiti
talvolta tragici come i tre morti, uccisidalla polizia, durante
loccupazione del fondo Fragalà a Melissa in
Calabria.
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