Il testo Pensieri Sciolti è una raccolta di riflessioni
personali, che Francesco Marini ha iniziato a scrivere il 21
maggio 2012 e che ha continuato fino a poche settimane prima
di morire, il 24 maggio 2016. Si tratta di pensieri slegati luno
dallaltro, occasionati dalle letture che faceva (vedi le
diverse citazioni, come ad esempio la rivista Tablet,
i testi del suo amico teologo Andrés Torres Queiruga,
ecc.), oppure anche da riflessioni che prendevano spunto da particolari
esperienze (come ad esempio, al n. 63, il suo ricovero improvviso
nel reparto di ematologia dellospedale di Ascoli Piceno).
Si tratta di testi scritti di getto, senza preoccupazione
per lo stile, totalmente libero e informale. Ad esempio, contengono
continue abbreviazioni, periodi non sempre lineari, parole o
frasi non sempre corrispondenti alla forma corretta che dovrebbero
avere in italiano. Tutto sembra concentrato sulle idee, sullessenziale,
come direbbe lui.
In diverse occasioni Francesco mi ha parlato di queste riflessioni
che andava scrivendo, fino a dirmi esplicitamente che quando
sarà il momento
le avrebbe volute affidare
a me. In realtà, si riferiva allintero archivio
che conservava nel suo pc, con tutta una serie di articoli di
riviste e di autori che lui seguiva, ma anche con le cose che
lui stesso scriveva in diverse occasioni. Mi accennava a una
cartella in particolare, intitolata cantiere, e poi
ancora più specificamente proprio al suo scritto Pensieri
sciolti.
Mi sono sentito onorato di questa sua scelta e mi sono chiesto
perché avesse pensato proprio a me. Man mano che la sua
malattia avanzava, unaltra domanda è diventata ancora
più impellente, tanto che a un certo punto, in modo un
po timido, glielho anche posta direttamente: cosa
vorresti che io facessi con questi testi? Quello vedi tu
è stata la sua risposta semplice, libera e liberante.
Non aveva nessuna aspettativa particolare, nessuna richiesta
precisa. Tanto che a un certo punto ho pensato che più
che consegnarmi uno scritto mi volesse affidare una ricerca esistenziale,
un orientamento, lasciandomi però la libertà di
farne qualcosa di mio, personale.
La pubblicazione di questo scritto è di certo per me un
modo molto importante di rispondere allatto di affidamento
di mio zio. Tutto ciò è stato reso possibile grazie
allassiduo impegno, competenza e creatività di Francesco
Grasselli, che ringrazio pubblicamente..... [...] Francesco era
una persona discreta e mostrava molto ritegno nellesprimere
le sue idee, soprattutto nei confronti di persone semplici che
magari avrebbero potuto non comprendere. Nel corso degli ultimi
anni, pur conservando sempre questa caratteristica, ha avvertito
una libertà crescente direi quasi un bisogno urgente
di dire fino in fondo quello che pensava, forse sentendosi
anche liberato dai diversi ruoli istituzionali che aveva dovuto
ricoprire. In questo suo testo lui parla da semplice cristiano,
ma forse, ancora di più, da semplice uomo davanti alle
questioni centrali della vita. E anche quando il suo giudizio
sulla chiesa è severo ma non per questo non sofferto
le sue parole cercano una prospettiva positiva, verso
una piena realizzazione del Vangelo e verso unumanità
più matura. Per certi versi, questa sua parabola mi ricorda
quella del cardinal Martini, che poco prima di morire rilasciava
lultima intervista in cui denuncia che la chiesa
è indietro di 200 anni.
dalla prefazione di Annibale Marini
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