Nel Settecento in Europa le donne godevano di una determinata
libertà: le ragazze di buona famiglia, contrariamente
ai tempi passati, Medioevo o Rinascimento, avevano più
occasioni per valicare la soglia di casa. Se prima potevano essere
intraviste quasi esclusivamente durante le funzioni religiose,
nel XVIII secolo erano ammesse a partecipare ai ricevimenti,
ai concerti, alle messe in scena di commedie, dove le dame avevano
la possibilità di incontrare il loro futuro marito. Questa
non era la situazione di ogni famiglia, molti padri non erano
così permissivi e i tempi dellentrata delle giovani
nel mondo potevano variare.
In Sicilia, ad esempio, una volta educate dalle madri, le giovani
potevano entrare in società, mentre a Venezia era molto
raro che alle donne nubili fosse concesso di partecipare agli
eventi pubblici. Pur restando fortemente soggette alle leggi
paterne, una volta sposate erano libere di esercitare una sorta
di dominio in casa.
Di fatto, molte testimonianze riportano lesistenza di salotti
adibiti ai ritrovi e alle conversazioni. A capo di essi, le donne
aristocratiche e dellalta borghesia dovevano essere educate
a comparire bene, a sostenere una conversazione e dovevano imparare
le arti come la musica e la danza.
Tuttavia, in un clima illuministico come quello del Settecento,
la cultura non venne limitata agli spazi ristretti dei salotti.
Molte, anche da autodidatte, si dedicarono a studi severi, tra
queste una delle più note fu Maria Gaetana Agnesi (1718-1799),
figura di spicco per il suo grande talento matematico e successivamente
per l'impegno e la devozione con cui si dedicò alle opere
caritatevoli. Il suo lavoro più importante fu il saggio
Istituzioni Analitiche (1748), un testo pensato come manuale
di studio che trattava in maniera chiara e concisa le diverse
aree della matematica. Insegnò questultima allUniversità
di Bologna, lunica istituzione ad ammettere delle docenti
donne.
Al culmine della fama, abbandonò gli studi e le ricerche
scientifiche per dedicarsi alla cura e allassistenza di
poveri e bisognosi e allo studio delle Sacre Scritture. Non dobbiamo
però dimenticare che listruzione rimaneva un lusso
che solo alcune donne aristocratico-borghesi potevano permettersi;
lalfabetizzazione non era presa in considerazione per le
donne delle classi inferiori, che spesso dovevano lavorare per
contribuire al mantenimento della famiglia.
Con tutto ciò, quello che colpisce veramente, sia nel
contesto delle corti sia negli ambienti nobiliari e alto-borghesi,
era la nuova capacità dazione che veniva riconosciuta
alle donne. Non solo avevano una grande libertà di movimento
nel campo erotico-sessuale, accompagnata da una legittimazione
sociale piuttosto pervasiva, ma ricoprivano anche ruoli intellettuali,
e in qualche caso politici, di assoluto primordine. Nella
corte del re di Francia lultima delle numerose amanti di
Luigi XIV, lamatissima e pia Madame de Maintenon, seguiva
costantemente gli affari di governo, tanto che al tempo della
guerra di successione spagnola le riunioni dei ministri si tennero
nelle sue stanze e alla sua presenza1.
Al di là dei diritti educativi, il problema del ruolo
politico delle donne, di cui ancora oggi si discute, si pose
per la prima volta in Europa con la Rivoluzione francese. La
Rivoluzione, daltra parte, non portò alla parità
tra i sessi; si limitò a dare visibilità alle voci
a favore dellingresso delle donne nella vita pubblica,
senza però portare sostanziali modifiche al diritto e
al loro ruolo nella società. Avrebbe dovuto comportare
leggi che migliorassero la condizione femminile, senza sovvertire
la loro natura di madri e mogli. Non considerate cittadine neanche
negli anni rivoluzionari, il Codice napoleonico del 1804 le riportò
alla situazione di dipendenza precedente la Rivoluzione. SEGUE
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