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EAN 9788866151319

LE ISOLE DI NAPOLEONE, CORSICA, ELBA , S. ELENA E DINTORNI

Giovanni Cerri Ill. A5, pp. 320 anno 2016 18,00, Collana Biblioteca di Storia n. 23

 

 

Giovanni Cerri

É nato Pisa nel 1965, con origini elbane da parte materna. Dopo gli studi classici, si è laureato in Medicina nel 1989 all'Università di Brescia, città nel cui ospedale principale esercita la professione di specialista in radiodiagnostica.
Vive a Cremona, dove coltiva le sue passioni rappresentate dagli studi napoleonici e di geopolitica contemporanea e dal cinema.
Autore di articoli e coautore di libri in ambito scientifico, “Le isole di Napoleone”, cui ha dato impulso la ricorrenza, tra il 2014 e il 2015, del bicentenario del soggiorno all'Elba e dell'arrivo di Napoleone a Sant'Elena, è il suo esordio letterario.
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LE ISOLE DI NAPOLEONE, Corsica, Elba, S. Elena e dintorni.
In merito al significato di quanto ho intrapreso, dare compimento alla stesura di un saggio su Napoleone, su un personaggio instauratosi saldamente da due secoli a questa parte sul podio degli uomini di cui più si è scritto, può suscitare legittime perplessità. Per essere richiamate all'attenzione dei lettori, figure come il condottiero còrso non hanno certo bisogno di ricorrenze come le recenti: bicentenario del suo esilio da imperatore all'Elba, dal maggio del 1814 al febbraio del 1815, e dell'arrivo a Sant'Elena dopo la sciagura di Waterloo. Mi ha comunque intrigato affiancare la terra natale alle due ultime isole maggiori del più celebre confinato di tutte le epoche, in una miscela tra il mio consolidato interesse per gli studi napoleonici, i ricordi dei miei numerosi viaggi nel Tirreno settentrionale (ma anche in altri contesti, come le Dolomiti ed i Tropici) ed un'operazione della memoria basata su insistite incursioni nella mia adolescenza. Il rigore, o presunto tale, nella consultazione della sterminata biblio-grafia di cui queste pagine sono figlie è stato dunque contaminato da riferimenti alle figure del mio personale vissuto.

PREFAZIONE

 

Dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno cantava Manzoni nel suo famoso “Cinque Maggio”, riferendosi al genio militare e politico di Napoleone. E anche oltre verso le sterminate e fatali steppe della Russia. Poi però andiamo a vedere e non possiamo fare a meno di constatare come le svolte cruciali della sua vita si siano svolte su tre isole, quanto di meno che di per sé sono appunto isolate, circoscritte.
Una media (la Corsica) e due veramente piccole (Elba e Sant'Elena) quasi uno scherzo del destino, quasi una vendetta finale verso chi aveva osato sfidare il suo destino isolano e veniva confinato di nuovo in due minuscole isole.
Ecco che a Giovanni Cerri è venuta l'idea di scoprire le carte o meglio le isole, andare a vedere cosa resta di Napoleone perché in fondo la storia si fa con i piedi, ossia poiché i fatti storici avvengono in un determinato spazio, allora andiamo a vederla questa dimensione spaziale. Napoleone, come Garibaldi, è uno di quei personaggi che hanno lasciato segni nello spazio, non c'è luogo che non ricordi Napoleone, così come non c'è luogo, in Italia ma non solo, dove l'Eroe dei due mondi non abbia lasciato una traccia.
Per Napoleone nelle isole occorre subito districarsi fra la massa di souvenirs, statue, guide, ristoranti, ecc. ecc., una multiforme e colorata dimensione parallela. E questo l'autore lo fa benissimo, anzi ci conduce per mano attraverso i percorsi di ieri e di oggi delle isole, con continui rimandi, molto ricchi di annotazioni, a situazioni storiche e a momenti di attualità, insomma le tracce di Bonaparte sulle sue tre isole.
La prima, l'amata Corsica che diceva che avrebbe riconosciuto, anche bendato, dall'odore della macchia mediterranea. È il Napoleone, anzi Nabulione, che non nasce genovese per un anno, che vive in un'isola ancora italiana, da dove partirà bambino, con una conoscenza provinciale del francese, alla conquista della Francia. Qui Napoleone è di casa, soprattutto ad Ajaccio, con l'abitazione in place Lètizia, la statua sul lungomare con le palme e i gabbiani, i ristoranti che fanno un po' Italia e un po' Francia e dietro la Corsica più selvaggia, quella del maquis.
Poi l'Elba con le sue minuscole “reggie, quasi un sovrano campagnolo, che fa dell'isola un crocevia di navi, militari, spie e lui nei suoi minuscoli giardini a sognare la rivincita.” «Tornerò al tempo delle viole....» aveva detto lasciando la Francia. È l'epoca dell'esilio elbano, con la sua bandiera con le api d'oro, narrato splendidamente da Ernesto Ferrero in “N” e trasposto in film da quel regista versatile che è Paolo Virzì con la Portoferraio ricostruita nel porticciolo di Piombino e un Napoleone incerto, smarrito, interpretato da Daniel Auteil, così lontano dalla retorica nazionalista francese.
Infine San'Elena e qui lo sguardo si sperde nella dimensione oceanica, nel grande vuoto: la piccola isola ancora inglese che dal 2016 è collegata da un aeroporto, fino ad allora (ed ancora oggi) un viaggio infinito da Cape Town. Un altrove quasi irraggiungibile, altro che la Corsica e l'Elba isole sorelle che si fronteggiano a poche miglia. I luoghi napoleonici dell'isola appartengono invece alla Francia e un console onorario, che vive in volontario “esilio” nell'isola atlantica ne cura gli interessi. Insomma la curiosità del turista è sempre più proiettata verso luoghi storici, che abbiano una loro dimensione da raccontare, che ci mostrino un passato che ancora riesca a parlarci. Il libro di Giovanni soddisfa in pieno questa curiosità.

Tiziano Arrigoni.

 

EAN 9788866151845
LA PICCOLA ISOLA DEL CAVALIERE Agosto 1943: la prigionia di Mussolini a La Maddalena
Giovanni Cerri
pp. 120 Ill. foto Colore e B/n anno 2018 € 15,00
Collana Biblioteca di Storia n. 27

 

 

Giovanni Cerri

É nato Pisa nel 1965, con origini elbane da parte materna. Dopo gli studi classici, si è laureato in Medicina nel 1989 all'Università di Brescia, città nel cui ospedale principale esercita la professione di specialista in radiodiagnostica.
Vive a Cremona, dove coltiva le sue passioni rappresentate dagli studi napoleonici e di geopolitica contemporanea e dal cinema.
Autore di articoli e coautore di libri in ambito scientifico, ha pubblicato in queste edizioni “Le isole di Napo-leone, Corsica, Elba, Sant'Elena e dintorni”.

 

 

 

LA PICCOLA ISOLA DEL CAVALIERE Agosto 1943 : la prigionia di Mussolini a La Maddalena

 

INTRODUZIONE

 

La passione di scavare negli infiniti giacimenti della Storia, di cercare tracce di uomini ed eventi nei luoghi che frequento: in questo modo riesco a spiegare perché ho voluto occuparmi della prigionia di Benito Mussolini a la Maddalena. La seduzione scatenata da una nicchia di tre quarti dì secolo fa mi ha indotto ad approfondire un momento interlocutorio, durato tre settimane nell'agosto del 1943. Un periodo non decisivo per gli avvenimenti successivi e per il quale l'Arcipelago non è certo famoso, né vuole diventarlo, ma denso di circostanze e, pertanto pieno di attrattiva per me. Ho preteso di intersecare il ricordo spesso grigio di quei giorni non ordinari con la realtà solare di una delle località di vacanza che più amo da vent'anni a questa parte.
Il 1943 è un anno cruciale del secondo conflitto mondiale. L'Asse italogermanico patisce la definitiva Sconfitta sul fronte nordafricano e la totale disfatta in Russia. In Italia si diffonde a macchia d'olio la tragedia dei bombardamenti anglo-americani che distruggono fisicamente e moralmente il Paese ed arrivano con il loro carico letale anche in Sardegna. L'onta dell'invasione alleata della Sicilia, nel contesto nazionale che si sfalda sempre di più, prelude alla caduta del fascismo ed all'arresto del suo fondatore. La Maddalena che ha una storia piuttosto recente,con Mussolini sperimenta, per non ripetersi più, l'ospitalità carceraria. Non ha vissuto prima, né vivrà dopo la parentesi di quell'estate, il difficile rapporto con i reclusi ed i confinati di altre sorelle sparse nei nostri mari. All'autocrate decaduto offre una sistemazione altrettanto povera e precaria quanto quella appena lasciata a Ponza.
Quando Mussolini vi giunge, Villa Webber ed il suo parco hanno conosciuto stagioni più illustri. Il complesso, risalente alla metà dell'Ottocento, giace di già in un notevole degrado, dal quale fino ai nostri giorni non è stata risollevata. Il rigido regime di sorveglianza impedisce all'esule di apprezzare la bellezza dell'isola. Ma ancor più scende sui suoi sensi la spessa coltre dell'annullamento spirituale. L'ex duce vorrebbe affondare in un mare oscuro, antitetico alle acque smeraldine che sì offrono alla sua vista dal primo piano della residenza. L'oblio del mondo, abbandonato da pochi giorni a combattere una devastante guerra, persino l'indifferenza per le sorti dei suoi familiari caratterizzano i giorni iniziali del prigioniero sulla piccola isola.
Nei momenti in cui Mussolini riemerge, si dimostra incapace di condurre lucidamente il confronto con la Storia. Al tribunale di quest'ultima si dichiara non colpevole. Si autoassolve dai crimini che ha disseminato in più di vent'anni per la nazione ridotta alla fame, a1 lutto, alla disperazione. Vorrebbe chiudere con il passato, che, invece, non passa.
Recrimina, piuttosto, e verso molti. Soprattutto verso i gerarchi che ritiene l'abbiano vilmente tradito ed abbandonato, inaugurando il corso politico-militare ambiguamente gestito dal Re e da Badoglio in direzione dell'armistizio. Privato di ogni potere, con il titolo di superstite di Cavaliere, vorrebbe ritirarsi come un pensionato statale. Se condanna alla segregazione dev'essere, che almeno prosegua non tra le spoglie mura di villa Webber, ma nelle stanze romagnole più rassicuranti di Rocca delle Caminate. Ha attestazioni di stima per i camerati tedeschi, che lo stanno confusamente cercando. Ma teme che lo vengano a liberare. Negli ultimi giorni della sosta, prevale l'adattamento al piatto svolgimento degli eventi insulari. L'atteggiamento trova corrispondenza in un'insolita calma di vento che consente al Cavaliere di saggiare, insieme a quella dei suoi custodi in uniforme, l'umanità di una lavandaia e di un sacerdote del luogo. Questi fanno della pietà, anche verso un dittatore, una delle ragioni della propria esistenza.
Il destino del condottiero caduto è altrove, dapprima su un'alta montagna abruzzese, poi su un tiepido lago del Nord, dal quale richiamerà ulteriore sangue. Compreso il suo.
Villa Webber è un punto bianco incastonato, allora come oggi, nella verde cornice dì uno degli angoli più suggestivi dell'isola. Appassionandosi più di me, mi piacerebbe che qualcuno la tirasse fuori dall'insostenibile trascuratezza in cui langue da tanto, troppo tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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