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DIARIO DI BORDO
Viaggio della Memoria a Trieste 18- 20 aprile 2016
AA.VV.
pp.102 anno 2017 € 10,00
EAN 9788866151593
Collana Samarcanda n. 6
Il “Diario di bordo” nasce all'interno di un progetto d'istituto, il progetto “Storia e Memoria”, dell'Isis Carducci Volta Pacinotti di Piombino, a partire dall'anno scolastico 2012-2013.

 

 

DIARIO DI BORDO Viaggio della Memoria a Trieste 18-20 aprile 2016

È stato un viaggio molto intenso e toccante, subito per iniziare, il giorno successivo all'arrivo, siamo andati a visitare la RISIERA DI SAN SABBA, la quale si è "presentata" con un inquietante corridoio (che ricordava proprio il cammino di gran parte delle vittime che vi sono entrate ma purtroppo non vi sono mai uscite) che portava ad un piazzale centrale dove prima si trovava il forno crematorio che fu abbattuto in passato per non lasciare tracce dell'accaduto. (Arianna)
"Se quanto temo dovrà accadere sarò una delle centinaia di migliaia di vittime che con sommaria giustizia e in un campo e nell'altro sono state mietute”.
Sono sul letto che scorro le foto che ho fatto durante questa seconda giornata di viaggio e, mentre ripenso a tutto, sto scrivendo questo diario di bordo. Ho voluto iniziarlo con una frase della cosa che molto probabilmente mi ha colpito più di tutte, una lettera di un giovane triestino che scrive alla sua bella Laura. (Marina)

Ad ogni persona venivano bloccati i polsi e i piedi tramite filo di ferro successivamente legavano gli uni agli altri e i massacratori si divertivano a sparare al primo malcapitato del gruppo che cadeva nella foiba spingendo con sé gli altri. Quando ho sentito dire dalla guida che quel malcapitato era il più fortunato mi è venuto un nodo alla gola ed ho subito immaginato tutte le altre persone spinte vive che cadevano sopra cadaveri e che venivano soffocati da loro e non avevano il modo, poiché erano legati, di liberarsi, una cosa veramente soffocante che mi ha fatto provare veramente tanta compassione per tutte quelle persone innocenti che sono state gettate nelle foibe. (Alessandra)

La parte più commovente è stata quando Fiore ci ha raccontato le sue esperienze all'interno del campo, le persone che ha visto morire, come è dovuta crescervi. Mentre parlava sembrava di vederla bambina, ogni tanto si commuoveva ed è stato impossibile non immaginarmi di essere nei suoi panni e di  aver passato un'infanzia come la sua: non ce l'ho fatta a non commuovermi. (Marlen)

Il “Diario di bordo” nasce all'interno di un progetto d'istituto, il progetto “Storia e Memoria”, dell'Isis Carducci Volta Pacinotti di Piombino, a partire dall'anno scolastico 2012-2013.
Questo progetto si svolge in orario prevalentemente extra scolastico ed è rivolto a tutti gli studenti dei tre indirizzi, a partire dalla classe terza. Ogni anno ci sono studenti frequentanti la quinta che hanno seguito il progetto e si sono formati per tre anni su tematiche legate alla Memoria.
Al termine della formazione annuale, a partire dall'anno scolastico 2011-2012, gli studenti hanno partecipato a viaggi in luoghi di memoria, realizzati grazie alla collaborazione con l'Amministrazione comunale e con la sezione Arci di Piombino.
Questo progetto nasce dalla convinzione che tutti, ma in particolar modo gli insegnanti, hanno il compito di trasmettere ai giovani l'importanza di quello che è stata la Shoah per far capire loro che le riflessioni che questo evento scatena sono riflessioni chiave per la nostra vita, che ci obbligano a ripensare un modo completamente nuovo di rapportarci con il passato e con il presente.
I giovani vanno aiutati a riconoscere che viviamo ancora oggi nella stessa civiltà che ha reso possibile la Shoah e per questo portiamo in noi una grande responsabilità. Tutto questo in una società moderna che frammenta ruoli e funzioni, distacca i mezzi dai fini, tende a favorire la deresponsabilizzazione delle persone e inibisce il senso critico.
Auschwitz non è stato il folle disegno di un gruppetto di pazzi fanatici ma è stato reso possibile dalla connivenza di migliaia di persone in tutta Europa, Italia compresa, che sapevano e hanno rifiutato di porsi il problema della propria responsabilità personale.
Far conoscere la Shoah a scuola significa anche attualizzare l'insegnamento e riflettere sul mondo di oggi, significa interrogarsi su come Hitler e i nazisti siano riusciti in pochi anni a trascinare un'intera nazione in un folle progetto di dominio del mondo e degli uomini, riflettere sul fatto che centinaia di persone normali, comuni, per bene, hanno abdicato alla ragione per subire il fascino del male, chi per scelta, chi per rassegnazione, chi per missione, chi per indifferenza o per abitudine.
È sempre stato facile e continua ad esserlo scivolare nella zona grigia e scendere a compromessi con la nostra coscienza. Gli insegnanti hanno allora il compito di insegnare ai ragazzi a conoscere e ri-conoscere il male nelle sue svariate forme, affrontarlo laddove possibile, intuire i pericoli di una società che rischia di produrre sempre maggiori fenomeni di intolleranza ed emarginazione. Il dovere dell'insegnante è promuovere nei giovani atteggiamenti di responsabilità civile, educarli alla resistenza alla passività e al conformismo, aiutarli a maturare un maggiore senso civico e una più profonda coscienza critica, capace di decodificare ed interpretare i molteplici segnali ed avvertimenti della realtà quotidiana, ogni qualvolta la democrazia, la tolleranza, la pace divengono valori calpestati o messi in discussione.
Come si può dedurre dal titolo, quello che segue è un diario, sulla falsa riga di quello dei marinai, redatto dagli studenti durante il viaggio della memoria al quale hanno partecipato nell'anno scolastico 2015-2016 a Trieste. Sono pagine di riflessione semplici e spontanee, che le insegnanti responsabili del progetto hanno raccolto al termine del viaggio.
Sono importanti perché l'obiettivo del progetto è quello di essere un percorso educativo, finalizzato non solo ad un approfondimento storico ma anche etico, cioè in grado di promuovere una sensibilità più attenta e consapevole nei confronti dell'altro da parte dei giovani, un atteggiamento di vigilanza attiva, affinché i meccanismi che hanno reso possibile ogni sterminio vengono riconosciuti e combattuti fin dal loro primo insorgere nella nostra società.
Questo è certamente un compito ambizioso e difficilissimo, ma è un obiettivo quanto mai urgente in questo nostro momento storico.

?Le insegnanti

Barani Odetta, Niccolini Lorella

 

 

 
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