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RACCONTI
Miscellanea tra cuore, critica
e acciaio |
Mauro Sozzi |
pp. 200 anno 2020
15,00 ill B/N |
EAN 9788866152040 |
Collana Narrativa n. 50 |
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Mauro Sozzi
Nato a Piombino (Li) il 16/11/1928, ha iniziato a lavorare nello
sta-bilimento di Piombino della Soc. ILVA, nel 1945, appena riaperto
nel dopo guerra. Inserito nel reparto Controllo qualità
nel laboratorio metallografico, dove ha operato sino a fine anni
'60. Dopodiché fu trasferito a Genova, alla sede centrale
della Soc. Italsider che nel frattempo aveva incorporato la Soc.
ILVA. A Genova ha svolto mansioni di ricercatore metallurgista
visitan-do, tra l'altro, molti importanti stabilimenti siderurgici
del mondo.
Nel maggio, del 1975, divenne dirigente. Con tale mansione ha
trascorso anche diversi anni nella Soc. Acciaierie di Piombino
fino agli anni '80, quando poi è andato in pensione. |
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RACCONTI
Miscellanea tra cuore, critica
e acciaio |
Questi racconti, tra narrativa critica, proposte e lettere
alla stampa, abbracciano un lungo periodo di tempo che va dalla
sua giovinezza ai giorni nostri.
Il suo stile scarno e mordace ci permette, come attraverso uno
specchio, di vedere riflesse le buone e cattive cose della nostra
società.
L'autore, con passione, ogni volta affronta un tema che gli sta
a cuore, ispirato dalla realtà che lo circonda e dalle
sue esperienze personali e culturali.
Ne risulta un bellissimo quadro dalle mille sfumature,
colori e contrasti che alla fine riempie i nostri occhi provocandoci
mille emozioni.
Sozzi rivela anche un animo di poeta, nelle poche poesie che
concludono il volume a mo' di ornamento. |
Una gita all'isola di Capraia
Devo ammetterlo, ho avuto un caso di adolescenza ritardata.
Giudicate Voi: uno che a ottantatré anni decide di prendere
un sacco a pelo, pinne e maschera subacquee, nonché altri
ammennicoli confacenti al caso, e parte per l'isola
di Capraia, insieme sì, ad un amico più giovane
di dieci anni, ma che con i suoi settanta non è affatto
un mostro di agilità, come lo giudichereste? Secondo me,
non c'è da ponderare tanto per emettere il relativo giudizio:
«Un po' locco e basta!»
Eppure, se vi dicessi che ho trascorso tre giorni veramente belli
stentereste a crederlo. Invece è proprio così!
Ho dormito (più vegliato che dormito) sotto un cielo stellato;
una costa a picco, con anfratti e caverne penetrati dal mare,
in un silenzio assoluto reso ancora più suggestivo da
un regolare alternarsi del fruscio dell'acqua che pareva accarezzasse
l'isola.
Non c'era anima viva, intendo anima umana. Noi due soli, che
a lungo abbiamo frugato in quel cielo stellato alla ricerca di
Vega, di Arturo, dell'Orsa Maggiore; della Stella polare che
il carro dell'Orsa fa trovare facilmente. Abbiamo cercato l'Orsa
minore, che così poco luminosa si fa desiderare un po'.
Abbiamo cercato e trovato i tre Mercanti -bellissime e luminose
stelle-.
Abbiamo atteso anche il momento in cui all'orizzonte apparisse
la costellazione delle sette stelle del mitico Orione. Purtroppo
inutilmente, perché da noi è visibile solo poco
prima dell'alba o d'inverno. Un colpo di amnesia; eh, si sa,
con l'età.
Pensate un po': in questo mondo, che non ho remore per definirlo
tragicomico, ho cercato, abbiamo cercato le Stelle.
Abbiamo anche dissertato sulla natura delle cose,
e tutto ci è parso così lucido e chiaro grazie
a quell'ambiente e a quei momenti che ci hanno deliziato la vita.
Oh, ma oltre a queste cose, che fanno bene all'anima,
ne abbiamo avute altre, ottime anch'esse; certamente più
pratiche ma non affatto men piacevoli.
Tre pantagrueliche mangiate di ricci di mare, che un vino bianco,
delizioso, ha contribuito a rendere anche più gradevoli.
Forse, speriamo di no, c'è il pericolo che questa scorpacciata
non renda più degna qualche eventuale merenda da rifarsi
presso le nostre spiagge. È proprio vero, il bello, alle
volte, ha strascichi negativi. Voglio anche accennare brevemente,
ma così brevemente da farvi appena sentirne il profumo,
la spaghettata il cui sugo è stato fatto soltanto
di lampade, granchi, chiocciole e polpa di riccio, che ci ha
fatto salire in cielo, tra le nostre Stelle.
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