La Pagina di: Mauro
Carrara |
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PIOMBINO STEMMI ED EPIGRAFI
XIII- XX Secoli
Mauro Carrara
pp. 120 Ill. B/N anno 2023 13,00
EAN 9788866152736
Collana La Tarsinata n. 7 |
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PIOMBINO STEMMI ED EPIGRAFI XII-XX SECOLI |
Stemmi ed epigrafi, così numerosi in Piombino capitale
della Signoria e poi Principato e nelle località del suo
Stato, rappresentano soltanto una curiosità artistica
o episodi isolati di un fatto e/o di un personaggio, ma anche
avvenimenti indicati dagli specialisti della materia come storia
scritta sui muri.
Per una più facile consultazione ho scelto la forma delle
schede, tralasciando la collocazione cronologica di più
difficile lettura per chi volesse individuare quanto viene descritto.
Per Piombino presento tutto il materiale rintracciato; per le
località vicine mi sono limitato allillustrazione
dei soli reperti che si riferiscono ai Signori e Principi Appiani,
Ludovisi, Boncompagni-Ludovisi, Bonaparte-Baciocchi, con la sola
eccezione del frammento epigrafico dei Calafati, che si trova
nella località di S. Lorenzo vicino a Suvereto.
Ho riservato uno spazio limitato al contesto nel quale stemmi
ed epigrafi sono collocati: soltanto brevi note cronologiche
e di funzionalità, quasi a sottolineare laspetto
di catalogo del presente lavoro, sebbene di un catalogo il più
completo possibile, con la speranza che possa servire per una
migliore conservazione di questi reperti da parte degli Enti
preposti, per salvarli da vandalismi e furti. Non sono pochi
quelli che ho recuperato, ma senza dubbio non sono pochi nemmeno
quelli trafugati o distrutti, in qualche caso fin dallantichità,
se possiamo prestar fede ad una tradizione che risale alla Storia
manoscritta della fine del XVII secolo attribuita a Pier Domenico
Corsi, secondo la quale un buon numero di stemmi ed epigrafi
degli Appiani sarebbero stati cancellati o danneggiati nel 1502
per ordine di Cesare Borgia, momentaneo Signore di Piombino dal
1501 al 1503.
Molti reperti, che nel presente lavoro vengono indicati nella
loro attuale positura, quanto prima saranno raccolti nel costituendo
Museo Civico-Diocesano, dove troveranno collocazione definitiva.
Alcuni sono già noti, ma la maggior parte deve essere
scoperta da chi è interessato a questo particolare aspetto
della storia locale, ed in generale da chi per semplice curiosità
culturale intende arricchire la propria conoscenza del passato
del nostro territorio: che, non dimentichiamo-lo, per molti secoli
è stato indipendente ed autonomo (libero comune, Signoria,
Principato), ed ambìto dalle maggiori potenze europee
per la sua strategica posizione geografica, di fondamentale importanza
per il controllo dellalto Tirreno, non meno che per le
sue ricchezze dovute alla presenza delle miniere di ferro dellElba. |
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LA CHIESA CONCATTEDRALE DI SANT'ANTIMO
MARTIRE
Mauro Carrara
pp. 126 anno 2022 13,00 il. COL. e B/N
EAN 9788866152545
Collana La Tarsinata n. 6 |
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LA CHIESA CONCATTEDRALE DI SANT'ANTIMO MARTIRE |
Piombino fu officiata dai frati Agostiniani dalla sua fondazione
fino al 1806, quando i Conventi e le Confraternite religiose
furono soppresse dal Principe Felice Baciocchi con decreto del
4 aprile.
la nascita della prima Chiesa o Eremo Agostiniano dedicato a
S. Michele Arcangelo in Piombino: è datato subito dopo
il 1243, quando ci fu lunione degli Eremi toscani voluta
dal Papa Innocenzo IV, ciò avvenne a seguito dellunione
generale degli Agostiniani, decretata nel 1256 dal Papa Alessandro
IV quando, come afferma Padre Zazzeri, gli eremiti del Falcone
e di Palmaiola si trasferirono allinterno delle mura urbane
piombinesi.
La tradizione ed alcuni storici locali hanno affermato che lattuale
Chiesa trecentesca sia stata costruita su un preesistente edificio
sacro, come normalmente si riscontra in altri numerosi casi in
cui si è trasformato, ampliato e modificato un precedente
insediamento. Nel nostro caso si tratta del duecentesco Eremo
di S. Michele Arcangelo, nome che la nuova Chiesa ha conservato
nei secoli, unito a quello di S. Agostino e, in ultimo, a quello
di S. Antimo Martire.
Una ricerca sul posto mi ha permesso di rintracciare dei particolari,
alcuni dei quali mai divulgati, che si riferiscono allantico
insediamento degli eremitani Agostiniani, costruito con una unica
navata orientata nel senso Nord-Sud, con la facciata e la porta
dingresso dove ora si trova la Sacrestia. Se ne vedono
ampie tracce costituite da bozze di pietra calcarea simile a
quella con la quale si costruirono gli edifici duecenteschi della
Città.
Nella parte destra della parete della Sacrestia stessa se ne
conservano molte, sistemate a filaretto e con una sbozzatura
molto accurata, fino ad arrivare allangolo da dove si prolungava
la fiancata destra dellEremo, che adesso è laccesso
al campanile. Anche in questa parete sono messe in evidenza molte
bozze della stessa pietra, particolarmente quelle formanti langolo.
La sinistra dellantica facciata non presenta la varietà
di bozze che si riscontra in quella destra, ma forse soltanto
perché nellultimo, recente restauro, durante il
quale sono emerse le altre, non si è proceduto ad unaccurata
ricerca anche in questo lato. Dal centro della porta fino allangolo
ben costruito a destra si ha una misura di cm 505, il che consente
di avere la larghezza della facciata, che risulta essere poco
più di dieci metri. In mancanza di adeguati sondaggi e
ricerche, al momento non è possibile formulare ipotesi
circa la misura della sua altezza. Come pure non è più
identificabile langolo sinistro della facciata, perché
modificato negli anni Sessanta del Quattrocento, quando Andrea
di Francesco Guardi costruì il Chiostro... |
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POZZI, CISTERNE E FONTANE A PIOMBINO.
Nell'antica città murata
Mauro Carrara
pp. 112 anno 2022 13.00 ill. colori e B/N
EAN 9788866152231
Collana La Tarsinata n. 5 |
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POZZI, CISTERNE E FONTANE A PIOMBINO . Nell'antica
città murata |
Nei secoli passati si verificarono lunghi assedi che i piombinesi
seppero superare anche grazie alla presenza di una vasta rete
idrica interna allantica Città. In particolare furono
due i luoghi che garantirono lacqua: le Fonti o Canali
di Marina, dentro le mura, e la Fonte del Bottaccio che esisteva
fuori le mura ad est, nei pressi del dismesso mattatoio comunale;
ma erano numerose anche le cisterne per la raccolta dellacqua
piovana ed i pozzi con falda propria.
Purtroppo non esiste uno studio specifico sulle vene idriche
naturali sotterranee del promontorio di Piombino, ma è
comunque certo che dalle profondità del monte Massoncello
presso Populonia, la vetta più alta (mt 286), si dirama
una grande falda che investe tutto il promontorio stesso. Naturali
fuoriuscite dacqua si hanno a Fosso alle Canne, a Spiaggialunga,
a Calamoresca, mentre sulla spiaggia di Salivoli si avevano,
fino a poche decine di anni fa, abbondanti rivoli dacqua
dolce; nel viale Amendola, lato mare, si trova tuttora una grande
vasca con la stessa acqua, che viene ancora usata per lirrigazione
di orti e giardini; dalla scarpata a mare fortificata della Cittadella
fino in prossimità della Fonte di Marina, dove si trova
la massima fuoriuscita, lacqua filtra in abbondanza; la
stessa Fonte naturale di Baratti è alimentata dalla medesima
vena idrica. Negli anni Cinquanta del nostro secolo, quando ci
fu una grande espansione edilizia, le imprese costruttrici ebbero
non poche difficoltà al momento dellescavazione
delle fondamenta, che venivano continuamente allagate e soltanto
con idrovore si riusciva a mantenere relativamente asciutte per
il tempo necessario alla gettata di cemento armato. Il problema
fu sentito particolarmente nella zona di via Petrarca, piazza
della Costituzione e strade limitrofe.
I pozzi ancora esistenti sono alimentati con la stessa acqua
della Fonte di Marina e tutti coloro che ricordano il Bottaccio
affermano che anche questa Fonte aveva un forte getto dacqua
proveniente dallo stesso monte Massoncello.
Scopo di questa ricerca è stato quello di capire come
lantico nucleo abitato di Piombino provvedeva al proprio
fabbisogno idrico, indispensabile per la sopravvivenza, e localizzarne
i luoghi di prelievo, prima che si perdessero completamente le
ultime cisterne e pozzi, che si sono salvati da distruzioni ed
interramenti, ma soprattutto prima che se ne perdesse la memoria,
recuperata con la testimonianza degli ultimi vecchi piombinesi.
Ai quali va il ringraziamento per la disponibilità dimostrata
non opponendosi, anzi, ad aprire le proprie case, vecchi magazzini
e chiostre, e per i ricordi (per i più anziani) di esperienze
vissute personalmente, quando si usavano ancora i pozzi e le
cisterne prima che lacqua del nuovo acquedotto arrivasse
direttamente nelle abitazioni.
Un particolare ringraziamento desidero rivolgerlo a Guglielmo
Grilli (Guglie), idraulico di professione e quindi di memorie,
Alessandro Leoni (Sandrino), Giuseppe Rotta (Beppino), Alfredo
Sanmicheli, Alberto Gherardini, ed i più giovani Leonardo
Civero (Nardino), Ermanno Gherardini, Angiolino Barbafiera, Mario
Polidori, Gianpaolo Pisani, ed altri amici rimasti anonimi.
(dalla prefazione) |
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IL PALAZZO DELLA COMUNITA'
E L E ORIGINI DI PIOMBINO
Mauro Carrara
pp. 110 anno 2021 13.00 ill. colorie B/N
EAN 9788866152422
Collana La Tarsinata n. 4 |
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IL PALAZZO DELLA COMUNITA' E le origini di
Piombino |
Le origini di Piombino sono tuttora ricordate più da leggende,
che non da notizie certe, e non è facile tentare di ricostruirle,
anche se per grandi linee, facendo riferimento a dati sicuri.
La prima parte di questo lavoro vuole essere un contributo alla
conoscenza degli avvenimenti che determinarono la nascita di
questa Città che, in seguito, sarà Principato e
Stato indipendente per oltre quattro secoli, fino agli inizi
del sec. XIX, con un ruolo importante nel quadro politico, economico
e strategico-militare dellItalia centrale e dellalto
Tirreno.
Fino allo scadere del primo millennio della nostra era, non si
hanno precisi e particolareggiati riferimenti relativi allargomento,
ma frammentarie, episodiche e sparse indicazioni in varie testimonianze
scritte relative ad altri luoghi od avvenimenti.
Soltanto un documento prima del Mille era creduto, fino ai primi
anni del nostro secolo, in relazione al territorio piombinese;
ma è stato definitivamente accertato che la località
indicata era situata in alta Italia. Si tratta del diploma redatto
in Calabria, a Cosenza, il 18 aprile 969, con il quale limperatore
Ottone I donava ad un suo suddito alcune terre, tra le quali
anche Plumbiensi. Da qui lerrore al quale furono indotti
gli storici che si interessarono alla vicenda, perché
la dicitura esatta non è Plumbiensi ma Plumbinensis.In
assenza di notizie certe, furono le leggende che si inserirono
nella conoscenza popolare.
E passarono dei secoli prima di trovarle scritte in qualche:
pubblicazione e, naturalmente, furono ampliate, quasi ridotte
ad aneddoti, rese appunto leggendarie.
La Plumbiniensis Historia dellumanista senese Agostino
Dati (1420-1478), molto valida ed apprezzata, non accenna minimamente
alle origini di Piombino, tantomeno a leggende che già
dovevano avere spazio nel sec. XV, perché si limita alla
trattazione degli argomenti che vanno dalla fine del Trecento
al 1476. Fu scritta al solo scopo di onorare il Cardinale Arcivescovo
di Siena Francesco Piccolomini Todeschini (futuro Papa Pio III),
che al Dati aveva commissionato lopera, certamente in occasione
del matrimonio celebrato a Napoli il 15 gennaio 1476, tra Jacopo
IV Appiani Signore di Piombino e Vittoria Piccolomini, nipote
del Cardinale e figlia del Duca dAmalfi. Leandro Alberti1
fornisce una notizia scarna, ma per noi
interessante: Fu edificata questa Città per la rovina
di Populonia, dalla quale ella è discosta tre miglia,
come dice Annio. Onde si dovrebbe dire Popolino come piccola
Populonia, ma dal volgo corrottamente nominato Piobino in vece
di Piombino aggiungendovi la lettera m. Secondo Biondo, fu, dalla
Romana Chiesa molto tempo dimandata Piombinara.
Dopo questa, bisogna arrivare alla fine del sec. XVII per trovare
unaltra testimonianza che si riferisca in modo completo
alla storia della Città e del territorio piombinese: si
tratta delle Memorie le più antiche che si sono potute
ricavare dalla Città Piombino, attribuite al Dr. Pier
Domenico Corsi.
Delloriginale ormai scomparso si conoscono quattro copie
manoscritte, conservate presso:
Biblioteca Chelliana di Grosseto, ms. n. 4;
Archivio di Stato di Firenze, Manoscritti, vol. 717;
Archivio Storico della Città di Piombino Casa
delle Bifore ora Ivan Tognarini.
Biblioteca Civica Falesiana di Piombino.
segue nel libro.... |
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URBANISTICA E ARCHITETTURA A PIOMBINO
Mauro Carrara
pp. 86 anno 2020 13,00 ill B/N
EAN 9788866152064
Collana LaTarsinata n.3 |
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URBANISTICA E ARCHITETTURA A PIOMBINO 1900-1940 |
[...] Nellentrare in città ciascuno crederebbe
di avere ad incontrare molta popolazione, forse
civile ed elegante, come appunto lusinga la sua appartenenza.
Ma le sue fabbriche, e le sue strade
così ben allineate e costrutte, sono ripiene di erba;
tanto nè scarso il numero degli abitanti. Il
clima an- cor esso qui è salubre; il suo porto assai comodo,
ed una co- piosa fontana somministra
acqua pura e freschissima [...].
[...] Piombino è fortificato, ed ha una piccola guarnigio-
ne di soldati; ma i suoi abitanti non
sorpassano il migliaio; il suo commercio è quasi interamente
distrutto. Il vivere in luoghi sì
beneficati dal cielo altro non era un tempo che un vero vegetare,
mentre tutto era inerzia, e
languore [...].
da: Viaggio antiquario per la Via Aurelia da Livorno a Roma
dellAb.
P. Pifferi con disegni analoghi di Carlo H. Wilson, Roma 1832
(nella ristampa anastatica a cura del
CRS di Piombino)
INTRODUZIONE
Loccasione di questa pubblicazione nasce da un preciso
stimolo, da parte dellamministrazione comunale, a redigere
un documento utile ad accompagnare lo svolgersi delle giornate
di studio dedicate a 900: urbanistica e architettura a Piombino
e di una mostra a queste legate, da tenersi nel febbraio 1997.
Senza la pretesa di creare alcunché di esaustivo o di
concluso, il testo, come nelle intenzioni della collana che lo
contiene (tutta incentrata sui caratteri della storia e delle
tradizioni piombinesi), desidera documentare un pezzo
della storia della città: nel caso specifico una parte
assai importante, visto che il materiale proposto ci permetterà,
questo il fine ultimo, di comprendere le intime ragioni dello
sviluppo della struttura urbana di Piombino così come
oggi la vediamo e la fruiamo.
Larchitettura determina i luoghi dove viviamo, trasforma
gli spazi e li rende città, lurbanistica
indica i luoghi dellarchitettura, combina territorio e
costruito, mostra una strada da percorrere per la città
del domani.
La città dunque ed il suo sviluppo, in un
periodo breve ma significativo, anzi, decisivo per le sorti del
territorio in esame; dal 1900 al 1940; dallinterno della
città murata, che vedeva linizio del secolo praticamente
intatta dopo quasi cinquecento anni di assalti, al folle traguardo
della seconda guerra mondiale.
Non ci soffermeremo sulle scelte e non commetteremo i risultati
delle trasformazioni che registreremo nel testo, ritenendo non
essere questa la sede adatta: ci limiteremo a prendere atto delle
modifiche sul territorio e dei suoi effetti nello spazio del
vissuto, lurbanistica e larchitettura appunto, soprattutto
attraverso documenti e schede che, ancora una volta, siamo certi,
riproporranno il volto di una città che ha molto da mostrare
a chi abbia ancora voglia di vedere. |
[...] È manifesto come, a chiunque si presenti per
la prima volta nella Città di Piombino, non
possa sfuggire come in sì piccola area, racchiusa dalle
antiche mura urbane, sia ad- densata tanta
popolazione in edifici mal disposti fra ristrette e tortuose
vie, con quartieri malsani, cui manca
un buon sistema di fognatura. Lantica città era
dimora per una po- polazione di 3.000 abitanti
circa prima del 1885, quindi fa- cile è immaginarsi in
quali condizioni trovisi oggi che con- ta
una popolazione più che raddoppiata, in massima parte
di operai, grazie agli stabilimenti siderurgici im- piantati
ne pressi della città e che per
certo aumen- teranno in segui- to, se lo sviluppo di quelle industrie
andrà progreden- do come ha
fatto sin ora [...].
[...] La superficie dellattuale città compresa fra
le mura urbane ed il mare, escluse però le zone
non ancora fabbrica- te, le aree a mare, le vie, piazze, e giargini
ascende a metri quadri 43.000
circa.
Perciò per ogni abitante, allo stato presente della popo-
lazione di 6.000 abitanti, si ha una
superficie di mq. 7,00 circa per individuo.
Se si considera che le case siano tutte abitate per due piani,
avremo una superficie doppia per
ogni individuo e cioè mq. 14,00; dedotto da questa cifra
larea coperta degli uffici pub- blici,
cortili interni, spessore de muri ecc., (che approssima-
tivamente si può calcolare ad ¼) avremo
appena uneffettiva area per abitante, compresa fra 10 e
11 metri quadri!
Si noti peraltro come questarea media dia tanto minore
per le famiglie operaie e come sia invece
maggiore per le famiglie benestanti.
Questo solo basta a giustificare il sentito bisogno di nuove
costruzioni [...].
da Paris Orsini: Progetto sommario del piano regolatore dellamplia-
mento della città, Pisa 1889 |
EAN 9788866151913
SIGNORI EPRINCIPI DI PIOMBINO
Mauro Carrara 14,5x23, pag. 102 ill. foto B/N anno
2018 13,00
Collana La Tarsinata n. 2 |
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SIGNORI E PRINCIPI DI PIOMBINO |
Passato il periodo di indipendenza comunale dei sec. XII-XIII
e della successiva dominazione pisana, Piombino diventa Signoria
nellultimo anno del sec. XIV. Gli Appiani, venduta Pisa
ai Visconti, si ritirano a Piombino dando vita ad uno Stato indipendente,
che sarà tale per 420 anni e si estinguerà soltanto
quando il Congresso di Vienna del 1815 stabilirà la confluenza
del Principato di Piombino nel Granducato di Toscana dei Lorena.
Questo lungo periodo storico vedrà succedersi gli Appiani,
Ludovisi, Boncompagni-Ludovisi, Baciocchi-Bonaparte, e tutta
una serie di episodi: guerre, assedi, scontri tra fazioni e momentanee
invasioni da parte di potentati stranieri ed italiani: Cesare
Borgia, Cosimo I de Medici Granduca di Toscana, Spagna,
Francia ed Impero, a sottolineare limportanza economica
e strategico-militare di Piombino per la sua posizione geografica,
fondamentale per il controllo dellalto Tirreno, delle isole
dellarcipelago toscano, Sardegna, Corsica, Provenza, Baleari,
Spagna e nord Africa. Abbiamo poi avuto la presenza dei Pontefici
Gregorio XI, Alessandro VI e Adriano VI, del diplomatico per
eccellenza Nicolò Machiavelli, Cosimo I Granduca di Toscana,
Ferdinando II il cattolico Re di Spagna con tutta la sua corte,
Consalvo Ferrante Gran Capitano del Re spagnolo a Napoli, rappresentanti
delle maggiori potenze italiane, Genova, Siena, Milano, Napoli
ed altri, sono stati a Piombino per motivi più che altro
politici.
Anche artisti di grande fama hanno visitato e lavorato in questa
città
Queste schede biografiche, presentate con cronologia storica,
mi auguro possano contribuire alla conoscenza sia delle vicende
personali del Signore o Principe, sia degli episodi più
significativi accaduti durante il suo dominio.
Frutto di una lunga ricerca e studio di testi il più delle
volte sconosciuti al grande pubblico, spero che questo lavoro
sia utile a quanti desiderano avere un immediato e sintetico
approccio con la storia di Piombino. |
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EAN 9788866151883
IL PALAZZO APPIANI
Mauro Carrara 14,5x23, pag. 40 ill. foto B/N anno
2018 10,00
Collana La Tarsinata n. 1 |
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IL PALAZZO APPIANI. |
«I fabbricati della città sono assai comodi e
di buono aspetto; le principali vie ampie abbastanza e ben selciate.»
Così veniva descritta Piombino nel 18561.
Purtroppo dopo pochi anni, alla fine del secolo, iniziò
la radicale trasformazione dellassetto urbano dellantica
città, conseguenza delle richieste di abitazioni a seguito
della forte immigrazione dovuta alla nascita della grande industria
siderurgica locale. Ogni spazio ancora libero fu occupato da
misere casette; tutte quelle esistenti furono sopraelevate di
un piano; con disinvoltura, anche le antiche mura della città
furono abbattute e le pietre recuperate per le nuove costruzioni.
Si creò una situazione di estremo disagio per gli abitanti,
costretti a vivere numerosi in malsani e bui abituri, in condizioni
igieniche molto precarie.
Dei fabbricati ad uso privato assai comodi e di buono aspetto
ne sono giunti a noi ben pochi:
la Casa delle Bifore;
il Palazzo di Marmo o dei Maresma;
il Palazzo vecchio Appiani.
Fino al 1959 nella Cittadella si ergeva ancora anche il Palazzo
nuovo Appiani, ma nel mese di Dicembre di quellanno fu
demolito per far posto ad una moderna villetta. Non è
questo il caso di rispolverare vecchie, ma non sopite, polemiche.
Se è da capire (non giustificare) latteggiamento
allora assunto dallamministrazione comunale che, con assoluta
mancanza di sensibilità per la storia, lambiente
ed il territorio, recepiva le richieste di una cittadinanza che
non chiedeva altro che posti di lavoro, disinteressandosi di
tutto il resto; se era giustificato (dal suo punto di vista)
latteggiamento della società Ilva che, allinterno
del programma di ampliamento degli impianti e del conseguente
aumento di posti di lavoro, faceva domanda per avere il terreno
dove insisteva il Palazzo.....
continua nel libro... |
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9788866150756
Mauro Carrara, PIOMBINO CITTA' MURATA p. 196 ill Foto
34 Colori, 46 B/n - A4 17x24 18,00 Collana Biblioteca
di Storia n. 16-2014 |
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PIOMBINO CITTA' MURATA |
PREFAZIONE
La presenza di cinte murarie e di sistemi di fortificazione
ha costituito uno dei tratti salienti delle città europee
in età medievale e moderna. In tale periodo la difesa
dallesterno si presentava come un elemento pressoché
inscindibile dalla forma stessa di insediamento accentrato che
connotava lo spazio di vita delle comunità urbane.
Le mura, con i loro annessi funzionali di cortine, porte, archi,
fossati, rocche, bastioni, contrafforti, rivellini, disegnavano
il perimetro dellabitato urbano e, accanto agli edifici
del potere pubblico e religioso ubicati al loro interno, contrassegnavano
tangibilmente lidentità complessiva delle città.
Al tempo stesso le cinte murarie, nella varietà delle
loro tipologie, hanno segnato per secoli una linea di confine
tra un dentro e fuori, tra spazi urbani
e i rispettivi contadi; una linea di confine fisico
che assumeva anche la valenza simbolica di separazione tra culture
e stili di vita.
I processi di industrializzazione e di crescita della popolazione
urbana, la conseguente esigenza di espansione del tessuto edilizio
e di riorganizzazione urbanistica, determinarono tra la fine
dellOttocento e i primi del Novecento, contestualmente
al venir meno delle necessità difensive che le avevano
originate, la demolizione parziale o totale delle antiche strutture
murarie. In taluni casi motivata anche da supposte esigenze di
carattere igienico: le mura, si diceva, ostacolavano una libera
circolazione dellaria allinterno del tessuto urbano,
favorendo la diffusione delle malattie.
Il caso della città di Piombino, racchiusa e difesa fin
dalletà comunale da una cinta muraria che fu poi
ampliata nel corso del XV secolo, rientra pienamente in questo
quadro generale italiano ed europeo. Verso la fine dellOttocento,
in concomitanza con il decollo dello sviluppo industriale e per
motivazioni diffusamente riscontrabili altrove, fu anche qui
avviata la demolizione di alcuni tratti di mura e di alcuni elementi
del sistema difensivo.
Nel complesso la città ha tuttavia conservato una consistente
eredità della propria antica struttura fortificatoria;
eredità che costituisce oggi un autentico patrimonio storico-culturale.
In quanto tratto peculiare delle rispettive identità urbane,
i resti architettonici delle cerchie murarie delle città
italiane ed europee sono venute acquisendo il valore di bene
culturale socialmente riconosciuto, tale peraltro da attirare
crescente attenzione ed interesse sia da parte delle comunità
locali che dei visitatori.
Non a caso stiamo assistendo, nel corso di questi ultimi anni,
alla costituzione di reti nazionali ed europee di città
che hanno mantenuto significative testimonianze delle proprie
strutture murarie di difesa; esperienze associative tese appunto
a ricercare forme coordinate di valorizzazione e di promozione,
anche in chiave di turismo culturale, di questo straordinario
patrimonio storico-materiale dellantico continente.
Tutto ciò non fa dunque che accrescere linteresse
che riveste questa pubblicazione di Mauro Carrara, dedicata alle
antiche mura di Piombino.
Frutto di un lungo e paziente lavoro di ricerca, condotta sia
sulla letteratura storiografica che sulle fonti archivistiche
manoscritte e sulla documentazione fotografica, il volume ci
offre una ricostruzione estremamente ricca e dettagliata dei
vari elementi che componevano il sistema difensivo urbano piombinese
e delle trasformazioni architettoniche e funzionali che, relativamente
a ciascuno di essi, si sono succedute nel corso dei secoli.
Dopo aver delineato la vicenda della cerchia muraria presa nel
suo insieme, Carrara procede ad una minuziosa analisi diacronica
dei singoli nuclei di fortificazione eretti in corrispondenza
dei vertici del quadrilatero romboidale che racchiudeva la città:
il Rivellino, il Castello, la Rocchetta e Cittadella.
Avvalendosi anche di frequenti citazioni documentali, attraverso
cui lascia che siano le fonti stesse a parlare al lettore, lautore
ci accompagna lungo lintero percorso del recinto difensivo
medievale, soffermandosi sia su ciò che di esso è
rimasto ancora integro, sia su ciò che nel tempo è
mutato, sia su quelle parti che gli interventi di demolizione
del passato hanno sottratto alla nostra percezione visiva.
Oltre che per il rigore scientifico, il dettaglio analitico e
il respiro di lungo periodo, Piombino città murata si
fa poi apprezzare per il suo approccio, per così dire,
di storia globale, nel senso che la vicenda delle mura piombinesi
non si esaurisce nella loro dimensione di oggetto costruito,
di segno architettonico, ma viene ricondotta alla storia più
generale della città, facendone cioè emergere la
fitta trama di relazioni con la dimensione politica e istituzionale,
con quella dinastica e militare, con quella economica e sociale.
Il percorso lungo il perimetro delle antiche mura diventa perciò
al tempo stesso un viaggio nella storia plurisecolare della città.
Un approccio, vale la pena sottolinearlo, reso possibile dallo
straordinario bagaglio di conoscenza del passato del contesto
locale che lautore ha accumulato nel corso di tanti anni
di studi e di ricerche.
Questa pubblicazione, che va ad aggiungersi alle molte dedicate
da Mauro Carrara alla storia della sua città, ha in definitiva
il merito di offrire un solido e prezioso contributo alla divulgazione
e alla valorizzazione di un tratto peculiare del paesaggio urbano
piombinese: la presenza, appunto, di un patrimonio tangibile
del sistema difensivo murario, prodotto ed espressione di continuità
e cambiamenti della storia, segno architettonico consolidato
e riconoscibile del profilo identitario di Piombino, ma anche
elemento di una fisionomia comune a molte altre città
storiche italiane ed europee.
Ovidio DellOmodarme
(Assessore alla Cultura Comune di Piombino) |
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788866150312
Mauro Carrara, IL PROMONTORIO DI PIOMBINO , NATURA E STORIA
, con un intervento di Mariangela Maggiore p. 162 ill a colori
e quadri di Daniele Toncelli- A4 18,00 Collana Maremmna
n. 4- 2012 |
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Daniele Toncelli
Nato a Campiglia Marittima nel 1947. Si è diplomato
presso l'Istituto d'Arte di Firenze ed è stato titolare
della cattedra di Educazione Artistica presso la scuola media
A. Guardi di Piombino. Ha partecipato, ottenendo
premi e riconoscimenti, a numerosi concorsi nazionali ed ha esposto
(sin dal 1960), all'età di tredici anni) a Venturina,
Piombino, Campiglia Marittima, San Vincenzo, Suvereto, Siena,
Empoli, Poggibonsi, Foiano della Chiana. I suoi dipinti sono
esposti in una mostra antologica permanente nella sua abitazione
di Venturina (Via Trieste 19). |
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IL PROMONTORIO DI PIOMBINO NATURA E STORIA
con una riproduzione in 3D del monastero
di San Quirico di Mariangela Maggiore.
e quadri sul promontorio di Daniele Toncelli |
PREFAZIONE
Questo nuovo libro, del nostro prolifico concittadino Mauro Cararra,
è un altro pezzo che si va ad aggiungere al grande affresco
storico del nostro territorio, a cui si è dedicato con
successo da anni.
Con linguaggio piano divulgativo descrive i luoghi, le persone,
gli avvenimenti, che hanno fatto e fanno la storia della nostra
terra.
Ricordo, quando negli anni '70, Mauro aveva già raccolto
molto materiale in tal senso e ci ritrovammo per poter pubblicare
i suoi scritti in una collana dedicata a tale scopo. Ma gli enormi
costi di stampa dell'epoca non permisero di dar seguito al progetto.
Mauro allora iniziò per conto suo una stampa di poche
copie, fatta a fotocopia, prima per gli amici e poi per chi era
interessato. Questa strada in Italia è stata percorsa
da tanti autori, molti hanno cominciato con fotocopie, sia per
mancanza di mezzi che per cecità dei nostri editori che
hanno sempre snobbato il piccolo, lo sconosciuto, e privilegiato
gli amici e i raccomandati. La cultura poi nel nostro paese è
sempre stata bistrattata sia per ignoranza che per tornaconti
politici sino ad affermare ultimamente che con la cultura
non si mangia.
Conservo sempre molti di quei fascicoli a cui ho attinto varie
volte e che ho consigliato spesso agli amici e ai clienti, quando
eravamo la Libreria La Bancarella.
Poi, finalmente pochi anni fa, ha iniziato a pubblicare grazie
al Comune di Piombino, la collana della Tarsinata,
dove ha riportato ed ampliato molti suoi scritti. La collana,
ora esaurita, dovrebbe rivedere la luce in un volume unico da
un editore senese.
Qui in questo libro Mauro ci accompagna alla scoperta del nostro
promontorio che è rimasto integro nonostante i tentati
assalti della speculazione.
Fortunatamente il promontorio fa ora parte dei Parchi della Val
di Cornia ed è frequentato da molti turisti amanti di
trekking escursionismo, mountan bike, e su Internet si contano
centinaia di pagine sullo stesso corredate di foto e commenti
elogiativi.
Ma per godere di un territorio nel suo pieno occorre anche conoscerne
la storia, le curiosità e i suoi segreti, e Mauro inizia
questo percorso dal Golfo di Baratti, dov'era l'etrusca Populonia,
passa poi a descrivere l'origine della città Piombino
nata in seguito alla distruzione di Populonia quando i profughi
fuggiti da questa, si riunirono sulla punta estrema del promontorio.
Dalle loro prime poche abitazioni, dal nome incerto, (Popolino-
Piobino-Plombinara- Plumbinum-Piombino) sarebbe nato in seguito
il Principato di Piombino durato fino al 1815.
L'autore continua il suo viaggio nel promontorio partendo, dall'inizio
di via Cavalleggeri che una volta era a Salivoli e, oggi a Calamoresca-Diaccioni;
ci accompagna così a Campo alla Sughera, un salto alla
Tomba del Lupi e non dei Lupi com'è
scritto in una cartina militare del 1939. Poi ci fa affacciare
sul Fosso della Cagliana che si getta nella Cornia Vecchia presso
Fiorentina. Ci fa tornare al Monte Gigante, Monte Massoncello
il punto più alto del promontorio e ci fa riprendere ciò
che resta della vecchia Via dei Cavalleggeri ora in parte crollata
o inghiottita dalla vegetazione, iniziando da Spiaggia Lunga,
Fonte del Soldato, Rio Fanale, Cala San Quirico; dove vi è
il Rio omonimo e dove in tempi antichi vi era un mulino ad acqua
e, in cima, il famoso monastero; documentandoci con sue foto
e d'epoca, com'era, come è oggi dopo il recupero e dopo
la ricostruzione virtuale a cura di Mariangela Maggiore che l'ha
messa a disposizione in questo volume.
Mauro infine ci porta a Buca delle Fate dove vi sono resti di
tombe etrusche, si passa sotto Populonia fino a Poggio al telegrafo
o del mulino e al Faro, dove sotto termina il percorso sbucando
nel golfo di Baratti.
Un percorso culturale e naturalistico che descrive a somme righe
la flora e la fauna del promontorio e che si sofferma maggiormente
sui Monasteri di San Giustiniano di Falesia e di San Quirico,
del suo Cartulario riportandone per sommi capi il
contenuto e dando al lettore la possibilità di penetrare
nel clima e nei luoghi su cui fu stilato e che non escludono,
anzi suscitano eventuali approfondimenti personali, per comprendere
la storia di questo territorio.
A compimento di questo percorso abbiamo voluto inserire nel volume
alcuni quadri di Daniele Toncelli nostro concittadino (di lui
è anche la copertina) sul nostro promontorio, recentemente
esposti in una mostra dedicata al nostro mare.
Quadri che come ha detto Ovidio Dell'Omodarme nella presentazione,
hanno uno spiccato equilibrio formale e cromatico
e anche una vera e propria magia (aggiungiamo noi) che sprigiona
dal nostro ambiente e che coinvolge lo spettatore suscitando
profonde e vibranti emozioni.
Henry |
Per godere di un territorio nel suo pieno occorre anche
conoscerne la storia, le curiosità e i suoi segreti, e
Mauro partendo dal Golfo di Baratti, dov'era l'etrusca Populonia,
ci narra la fondazione di Piombino nata in seguito alla distruzione
di Populonia. Da Popolino-Piobino-Plombinara- Plumbinum-Piombino
sarebbe nato in seguito il Principato di Piombino durato fino
al 1815.
Dopodiché ci inizia al viaggio vero e proprio attraverso
i sentieri del promontorio che oggi molti percorrono, illustrandone
la storia e le curiosità. Partenza da, Calamoresca-Diaccioni;
fino a Campo alla Sughera. Un salto alla Tomba del Lupi
dove da lì ci fa affacciare sul Fosso della Cagliana che
si getta nella Cornia Vecchia presso Fiorentina. Ci fa tornare
al Monte Gigante, Monte Massoncello il punto più alto
del promontorio facendoci riprendere ciò che resta della
vecchia via dei Cavalleggeri, ora in parte crollata o inghiottita
dalla vegetazione, iniziando da Spiaggia Lunga, Fonte del Soldato,
Rio Fanale, Cala San Quirico, dove vi è il Rio omonimo
e dove in tempi antichi vi era un mulino ad acqua e, in cima,
il famoso monastero.
Infine ci porta a Buca delle Fate dove vi sono resti di tombe
etrusche, si passa sotto Populonia fino a Poggio al telegrafo
o del mulino e al Faro dove, sotto, termina il percorso che sbuca
nel golfo di Baratti.
Un percorso culturale e naturalistico che descrive a somme righe
la flora e la fauna del promontorio ma che si sofferma maggiormente
sul monastero di San Quirico, e del suo Cartulario
documentandoci con sue foto e d'epoca, com'era, come è
oggi dopo il recupero e dopo la ricostruzione virtuale, a cura
di Mariangela Maggiore, che l'ha messa a disposizione in questo
volume. |
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