Dedico queste lezioni a Rita Atria, siciliana ribelle, collaboratrice
di giustizia, morta suicida a diciotto anni, dopo lassassinio
del giudice Borsellino, suo padre di elezione, nella strage di
via DAmelio.
Rita è allinizio mossa da un sentimento di vendetta,
perché le era stato ucciso il padre, che considerava un
eroe che invece era un mafioso, quando lei aveva undici anni.
Verrà ucciso anche il fratello, che cercava la vendetta,
ma intanto faceva affari con i mafiosi. Dopo che la cognata era
diventata collaboratrice di giustizia, anche Rita fa dei nomi.
Ed proprio a contatto con il magistrato donna che la interroga,
con il giudice Borsellino, che la aiuterà e assisterà,
con gli uomini della scorta, che Rita scopre un nuovo stato e
trasforma il suo desiderio di vendetta in un desiderio di giustizia.
Purtroppo, dopo la morte di Borsellino, Rita viene lasciata sola,
intanto che viene montata contro di lei, la solita macchina
del fango. Viene rinnegata dalla sorella e dalla madre
(meglio morta che infame), che dice di non averla
voluta (forse, si capirà poi, perché non nata da
un atto damore, ma dal rapporto con un uomo violento).
È ormai uno stato inetto e incapace, quello che avrebbe
voluto rimandarla a Partanna, il suo paese, dove aveva fatto
mandare in galera tante persone.
Da morta non avrà un funerale. La famiglia cercherà
di giustificare questa scelta con motivi di sicurezza;
precipitosamente, il sacerdote, che presiede alla sepoltura,
chiederà che sia perdonata da Dio per aver fatto del male
a tanti padri di famiglia.
Rita aveva la certezza che la Mafia lavrebbe trovata e
che sarebbe stata più scomoda da morta. Ma è devastante
pensare che viva perché è morta, come per Peppino
Impastato, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino.
Perché anche il suo sacrificio abbia un senso, bisognerà
superare la retorica del ricordo e fare memoria, farne un simbolo
di lotta e non solo di pietà, dando voce alle pagine dei
suoi diari, che costituiscono il suo testamento:
«Cosa si può fare per combattere la Mafia? Andate
fra i ragazzi di Mafia e mostrate loro che cè fuori
un altro mondo.»
«Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi
ci impedisce di sognarlo? Forse, se ognuno di noi prova a cambiarlo,
forse ce la faremo.»
«Non dobbiamo arrenderci mai.»
«La Mafia siamo noi, con il nostro modo sbagliato di comportarci,
perché condizioniamo leconomia con il nostro voto,
con il nostro clientelismo
Parlo della Mafia dei colletti
bianchi.»
Credo che quello che dobbiamo fare, per cercare di essere coerenti,
è trovare nelle sue parole le nostre contraddizioni e
superarle attraverso il nostro impegno, dando vita a progetti
sociali e didattici, per strappare i ragazzi dalle famiglie e
dalla mentalità mafiosa. Dobbiamo portare allesterno,
anche se è faticoso e pericoloso, queste convinzioni,
non solo in nome della legalità, ma della giustizia.
E non sarà un compito facile.
La parola Mafia deriva probabilmente dallarabo e significa
aggressività, violenza, prepotenza.
Storicamente si riferisce ad un particolare tipo di organizzazione
criminale.
Quando è usata senza aggettivi ci si riferisce alla
Mafia siciliana, potente organizzazione criminale che ha un consenso
sociale (attraverso lomertà e il silenzio), e che
costruisce relazioni illecite con la politica, le istituzioni,
leconomia, cioè intreccia rapporti con persone che
dovrebbero combatterla: magistrati, esponenti delle forze dellordine,
funzionari pubblici, politici, preti. La Mafia reinveste i soldi
accumulati con la violenza nelleconomia legale.
A livello popolare e divulgato dalla Mafia stessa come sua giustificazione,
ma anche da parte di alcuni scrittori, tanto il fenomeno è
complesso, si è diffusa lidea di una Mafia di tipo
romantico, che usa poco la violenza, è rispettosa dei
più deboli, non tocca le donne e i bambini, e si sostituisce
ad uno stato assente, offrendo giustizia e lavoro. Questo tipo
di Mafia non è mai esistita.
Infatti il mafioso, come il bullo, è un prepotente che
pretende rispetto e vuole essere temuto.
Secondo rituali ben precisi, i mafiosi sono legati da un giuramento
che diventa un obbligo eterno (è questa la famiglia che
non si può tradire); a loro la Mafia chiede di essere
obbedienti e spietati e di non attirare lattenzione su
di sé, per raggiungere lo scopo di arricchirsi e di esercitare
un completo potere sul territorio.
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