Lettera di presentazione di Valentino Venturi ad Adrara

1 dicembre 2012

  ieri pomeriggio (1 dicembre) sono stato a ADRARA per la presentazione che si è
svolta nel Centro della Terza Età, perfettamente attrezzato, con una grande sala per queste manifestazioni assolutamente piena di tantissime persone che mi hanno accolto molto affettuosamente. Io ho dovuto faticare non poco a riconoscere lepersone che ho lasciato 40 anni fa.

Ho avuto molta, molta soddisfazione. Il Sindaco, SERGIO CAPOFERRI, ha
provveduto a distribuire il libro nel quale aveva allegato la copia dellalettera di presentazione.

 

 

Ringrazio vivamente il sindaco Sergio Capoferri, per aver voluto far conoscere il mio libro IL RAGAZZO CHE PERSE LA GUERRA alla comunità di Adrara San Martino della quale sono stato medico condotto negli anni decorrenti dal 1961 al 1972.
Di quegli anni, delle persone che ho conosciuto, ho conservato sempre un commovente ricordo e pertanto volentieri presento il mio libro come fosse una confessione di quel ragazzo che divenne poco tempo dopo la laurea medico di Adrara.

Il libro, IL RAGAZZO CHE PERSE LA GUERRA, non è un diario, una cronaca, un semplice racconto di una lontana gioventù, ma propone una viva partecipazione ai sentimenti provati durante la guerra, durante il passaggio del fronte e nell'immediato dopoguerra, dal 1940 al 1945, nella Toscana.
Ci si potrebbe allora domandare: che significato può avere parlare di eventi di settanta anni fa, di una terra divenuta un vero campo di battaglia fra gli Alleati che risalivano la penisola e i Tedeschi che si difendevano palmo a palmo sul terreno della loro ritirata? Scrivendo questo libro ho voluto fare un elogio di atti eroici, di imprese leggendarie?
No! Il ragazzo, sia pure iscritto come tutti i ragazzi di allora alla Gioventù del Littorio, non perse la guerra perché era un fascista convinto, ma perché vide crollare con l'andamento disastroso del conflitto la sua Patria e alla fine, alla Liberazione, raggiunta in quella zona della Toscana nel giugno del '44, non vide realizzarsi la Pace. La colomba della Pace volò solo sulle pagine dei giornali per propaganda!
Allora fra le opposte ideologie iniziò non una fattiva collaborazione, ma una lotta anche violenta che provocò nella società italiana una ferita, rimasta aperta fino al giorno d'oggi, Essa ha impedito un vero progresso sociale e la formazione di una vera Identità Nazionale. Quel ragazzo seppe individuare il pericolo e fu portato dall'impulso giovanile a compiere azioni che gli procurarono la perdita di affettuose amicizie.
Il libro ha una sua attualità tant'è che la crisi nella quale ci dibattiamo, pur senza bombe e cannonate e morti e feriti, è stata paragonata da autorevoli interpreti della politica a l'OTTO SETTEBRE del '43, il momento cruciale del crollo dello Stato Italiano. Anche nel momento attuale tante certezze, tante illusioni, tante vane speranze suscitate dal benessere degli anni scorsi sono svanite e si potrebbe immaginare di essere ritornati a un anno zero, come nel '43.
Di quegli eventi lontani della guerra i giovani ne avranno sentito parlare dai loro padri e dai loro nonni, ma potranno riviverli con più emozione dalle parole dei tanti personaggi incontrati dal ragazzo nella solitudine della campagna dove suo padre faceva il medico condotto e nella turbolenta comunità del Collegio San Michele di Volterra dove frequentava le scuole superiori, il ginnasio e il liceo.

E ora lascio la parola ai protagonisti del libro che si nascondono dietro nomi di fantasia, ma che sono tutti realmente esistiti. Chi, leggendo il libro, vorrà ascoltarli rimarrà colpito, se non altro, dalla passione con la quale ciascuno difendeva la propria verità.

VALENTINO VENTURI