Cristian Bufi è capace di accordare la classicità
con gli sms, un detto di pascal con una frase allusiva di un
ragazzo alle prese con i propri ormoni. E forse è questa
la novità fresca e importante di questo autore, il fatto
che riesce a parlare alla contemporaneità, ai propri coetanei,
senza smarrire il senso proprio della letteratura, la propria
universalità, senza rinunciare allo scopo supremo di inviare
un messaggio e sfuggendo alla tentazione, per compiacere il pubblico,
di fare un pò il giornalista di costume, che si limita
solo a registrate supinamente quello che avviene nella società,
senza il minimo senso morale o di valore e tuttavia senza cadere
nella tentazione di giudicare tutti in maniera cattedratica.
È, tutto sommato, un intrattenimento colto quello che
Bufi ci propone in questo libro.
Alcuni ragazzi, alcune ragazze, una spiaggia assolata, un giorno
destate, tante storie di amori, di delusioni, di disincanti,
di speranza. E dietro alcune ombre inquietanti. Bufi è
un maestro nel saper narrare un storia spensierata sapendo però
mescolare alcuni buoni elementi di noir e di mistero. E anche
per quello che il romanzo risulta anche accattivante tra continui
flashback e un finale non scontato.
Dalla prefazione di Andrea Panerini
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