EAN 9788866152538
IN FONDO A SINISTRA. '900 STORIE E PASSIONI DI
GENTE COMUNE
Tiziano Arrigoni
pp. 168 19X 21 ill. B/N e Col. anno 2022 18,00
Collana Biblioteca di Storia n. 41
|
Tiziano Arrigoni
Toscano di nascita, docente di liceo e scrittore di storie
del mondo passato e presente. Autore di numerose opere di carattere
prevalentemente storico, il suo ultimo libro si intitola La
dinamite nella valigia. Viaggio nella Italia di Luciano Bianciardi
(La Bancarella Editrice 2019).
Vive in Toscana.
|
GARIBALDINI. L'ULTIMA IMPRESA |
Prefazione
Farnese è un paesino dell' area del
tufo fra Toscana e Lazio, arrampicato su una rupe, in mezzo ai
boschi (la Selva del Lamone): un'area dove il confine fra le
due regioni si stempera in un paesaggio omogeneo.
Come ha scritto il giornalista Carlo Laurenzi, «da Farnese,
toccata Isola di Castro, la carrozzabile scende con un'allegria
ripida verso Bolsena» ed entra con il «richiamo azzurro
del lago» nel cuore della Tuscia.
Proprio fuori dal paese Laurenzi si era fermato davanti ad una
villa che portava sulla facciata due lapidi, una dedicata a tre
giovani garibaldini, l'altra, in francese, dedicata ad uno zuavo
pontificio, morti tutti e quattro in un episodio bellico abbastanza
secondario fra volontari garibaldini e zuavi pontifici, avvenuto
durante la sfortunata campagna garibaldina per la conquista di
Roma.
Così come avevano incuriosito Laurenzi, le due lapidi
contrapposte mi hanno incuriosito: una memoria divisa, come ce
ne sono tanti esempi in Italia, che si ritrovava sullo stesso
muro di una casa di campagna e di conseguenza ho cercato di capire
chi fossero questi quattro giovani morti in battaglia nello stesso
giorno e il contesto storico che li aveva portati verso il loro
destino in questo angolo tranquillo della Tuscia. Entrambi sconfitti
alla fine: certo gli zuavi maggiormente perché si erano
messi dalla parte anacronistica, reazionaria e tirannica della
storia, quella che fortunatamente ha perduto, quella del Papa-Re,
delle truppe di occupazione di Napoleone III. Sconfitta in parte
anche quella garibaldina, che voleva sì l'Unità
d'Italia con Roma capitale, ma un'Italia progressista, repubblicana,
laica.
Un'Italia che vedeva in Garibaldi, l'unico che avesse il carisma
di raccogliere volontari che partivano dalle loro case per seguirlo
nell'ultima, disperata impresa. Certo ci saranno altre occasioni
per le camicie rosse, ma quella del 1867 sarà l'ultima
impresa, quella della sconfitta, la più disperata dopo
i fatti di Aspromonte, forse addirittura fuori tempo massimo.
E per questo la più generosa.
|
|
9788889971849 Arrigoni Tiziano, In viaggio con Garibaldi. Dall'Adriatico
al Tirreno fino a New York, p. 214, ill. 20,00 F.to 20
Col. 121 B/N. Bross. Bib di storia n. 3 2010. |
|
In viaggio con
Garibaldi, dall'Adriatico al Tirreno fino a New york, |
Tiziano Arrigoni In viaggio con Garibaldi, dall'Adriatico
al Tirreno fino a New york, 1849. con 20 foto a colori
-122 foto in b/n 21 foto d'epoca del Museo Civico del Risorgimento
di Bologna. Formato 22x 22 p. 214. 20,00
in allegato
abstract.
Il libro ripercorre la vicenda del percorso (o trafila) compiuto
da Giuseppe Garibaldi da Comacchio alla Maremma, dopo la fine
della Repubblica Romana del 1849. Lepisodio è rimasto
a lungo nellimmaginario collettivo, immaginario politico
ed emotivo in cui Garibaldi ha avuto un ruolo fondamentale.
Largomento è stato certamente più volte trattato
in pubblicazioni riferite a particolari aspetti (epigrafie) o
a particolari località. Il nostro libro ripercorre sulla
pagina e sul territorio lintero percorso, con documentazione
di ieri e di oggi e con considerazioni su quanto si può
osservare oggi nei luoghi toccati da Garibaldi stesso.
Garibaldi, infatti, si muoveva in territori pieni di cose
e persone: personaggi di varia estrazione sociale,
paesaggi diversissimi, oggetti (spesso oggetti che lui lasciava
a chi lo aiutava), abitazioni: un paesaggio sociale e fisico
che la stessa presenza di Garibaldi contribuiva a costruire in
modo nuovo nella mente delle popolazioni.
Quindi per noi abituati al virtuale, un viaggio nel
reale territoriale in quella fascia dellItalia
mediana che va dalla Romagna alla Maremma, per certi versi territori
speculari.
Litinerario
tocca : Comacchio Le Mandriole Sant Alberto-
Capanno del Pontaccio - Ravenna - Borgo San Rocco, Forlì-
Terra del Sole Colmano- Dovadola Modigliana
Palazzuolo sul Senio Santa Lucia dello Stale- Barberino
di Mugello Vaiano Prato Poggibonsi
Pomarance Larderello- Massa Marittima Scarlino
/Follonica Chiavari- Genova- La Maddalena. Tangeri- New
York. |
|
9788889971673 Bartalini Ezio, Garibaldi socialista, p.52, ill.,
8,00Bross., Bib Del '900, n.12, 2007 |
Ezio Bartalini (Monte San Savino, Arezzo 1884 - Roma 1962)
è stato una delle figure più interessanti del pacifismo
socialista del Novecento.
A Genova, dove si era trasferito con la famiglia (il padre Vittorio
era un funzionario statale di idee socialiste) e dove si era
iscritto a soli 17 anni al Partito socialista, nel 1903 fonda
il giornale «La Pace» , una delle riviste più
interessanti nellambito antimilitarista e pacifista italiano:
ben presto la fama di questa piccola rivista, fondata e condotta
da un gruppo di giovani socialisti, varca i confini nazionali.
Il giornale cessò le pubblicazioni nel 1911 per gravi
problemi economici.
Laureatosi in giurisprudenza, nel 1911 divenne consulente legale
della Federazione Lavoratori del Mare ( con sede a Genova ) diretta
dal capitano Giuseppe Giulietti. Grazie alla maggiore sicurezza
economica personale e sulla spinta della guerra di Libia, nel
1913 Bartalini iniziò nuovamente a pubblicare «La
Pace», esperienza che si concluse definitivamente nel 1915
con lentrata in guerra dellItalia.
Richiamato alle armi nel 1916, trascorse un breve periodo a Torino
al Deposito Fanteria (in città conobbe Antonio Gramsci)
e poi fu trasferito sul fronte trentino dove rimase per alcuni
mesi, prima di essere definitivamente congedato.
Dopo essere rientrato a Genova, decise di iscriversi alla Facoltà
di Lettere dellUniversità di Catania (città
che conosceva per il fatto che il padre vi aveva lavorato alcuni
anni prima) per dedicarsi allinsegnamento, mestiere che
prediligeva. Nella città siciliana s iscrisse alla
massoneria.
Nel 1917 rispose ad uninserzione del Comune di Piombino
che richiedeva un direttore per la locale Scuola Tecnica: fu
assunto e si trasferì quindi nella cittadina toscana.
A Piombino conobbe il dottor Ettore Zannellini, di cui sposò
la figlia Lilia (dalla loro unione nacque, a Piombino, Isa nel
1922) e si dedicò alla politica attiva, militando nel
Partito Socialista piombinese.
Nel 1920 divenne consigliere provinciale per la provincia di
Pisa,che allora comprendeva anche Piombino, ma nel 1921 ruppe
con il PSI, iscrivendosi al Partito Comunista dItalia.
Nel 21 si trasferì nuovamente a Genova dove esercitò
la professione di avvocato e dove ebbe incarichi di insegnamento.
Nel 1922 il padre Vittorio morì in seguito ad unaggressione
fascista, mentre Bartalini era arrestato lanno successivo
per attività sovversiva.
Scarcerato dopo poche settimane, decise di espatriare in Francia
dove rimase, ad eccezione di una breve parentesi a Londra nel
1924, fino al 1927: qui aprì una scuola di lingue privata,
mentre continuava la sua attività antifascista. Espulso
dalla Francia, per motivi ancora non pienamente chiariti, dopo
un breve periodo trascorso a Bruxelles, decise di trasferirsi
con la famiglia a Istanbul.
Nella città turca svolse attività di insegnamento
allinizio e si avvicinò sempre più alla locale
comunità italiana, collaborando,ad esempio, alla pagina
culturale de «Il Messaggero degli Italiani» edito
dal consolato. Simpatizzò per il presidente turco Ataturk,
di cui apprezzava il disegno di laicizzazione dello Stato, ed
ebbe modo di conoscerlo personalmente. Proprio per questo riuscì
ad ottenere vari incarichi universitari nel settore giuridico
ed a portare avanti iniziative culturali di grande interesse.
Nel settembre del 43, dopo la caduta del fascismo, Bartalini
fu prescelto come presidente del Comitato di Liberazione Nazionale
di Istanbul e nel 1944 decise di rientrare in Italia, a Roma,
dove già si erano trasferite la moglie e la figlia.
Riprese lattività politica nel Partito Socialista
e quella di pubblicista: fu segretario della Federazione socialista
di Roma nel 1946, venne candidato allAssemblea Costituente
nel collegio di Pisa- Livorno dove risultò il primo dei
non eletti, ma nel 1947 sostituì Modigliani che era deceduto.
Dal 1948 continuò a fare attività politica nel
PSI (era sulle posizioni di Lelio Basso), ma in ruoli minori,
mentre era ancora molto consistente lattività giornalistica,
soprattutto per il giornale «Il Paese», e la militanza
pacifista, tanto che nel 1950 tentò anche di riesumare
«La Pace» sia pure in versione molto ridotta.
Il suo fondo documentario, depositato nellArchivio Storico
della Città di Piombino, da Isa Bartalini e da Lilia Hartmann
comprende oltre 400 cartelle che documentano la sua storia personale
e quella italiana da fine Ottocento fino ai primi anni Sessanta
e parte della sua biblioteca personale.
Tiziano Arrigoni |
Garibaldi socialista |
Chi si trova a passare per i giardini di Corso dellImperatrice
a Sanremo può osservare la statua di Giuseppe Garibaldi
di Leonardo Bistolfi. Si trova qui dal 1908, quando fu inaugurata
sotto gli auspici della rivista La Riviera Ligure
di Angiolo Silvio Novaro.
La figura del generale non è retorica, sembra pacificata;
è collocata su un basamento di granito ornato da sei bassorilievi:
lelegia del mare, le voci di gioia, leroe, il grido
di libertà , il canto damore, linno dei Mille.1
Limmagine del monumento campeggia sulla prima pagina della
Pace, la rivista di Ezio Bartalini (numero 178 bis
del 1915) con il titolo Garibaldi nostro.
Quel nostro voleva dire popolare, progressista e
soprattutto socialista in un momento in cui tutto sembrava evocare
la prossima entrata in guerra dellItalia.
Quello di Garibaldi laico e socialista è il filo conduttore
che attraverserà gli scritti di Ezio Bartalini sul generale
fin dagli inizi del secolo e che riproporrà anche sull
Ordine Nuovo di Gramsci , associando il socialismo
di Garibaldi a quello di Mazzini.2
A questo proposito poneva laccento sopra alcuni aspetti
della biografia di Garibaldi, in particolare lincontro
con il gruppo di socialisti saintsimoniani guidati da Emile Barrault
, a bordo della nave Clorinda che li trasportava
a Costantinopoli nel 1833. Il gruppo costituiva la cosiddetta
Mission des compagnons de la femme e cercava una
nuova terra dove poter sperimentare la religione
sansimoniana.
D.Mack Smith, il suo biografo non sempre benevolo, riprendendo
lepisodio, dice che Garibaldi si lasciò prendere
da una versione assai annacquata della dottrina di Saint Simon
sulla fratellanza universale e labolizione delle classi.3
Un altro suo biografo M.Milani afferma che discutere di
un Garibaldi socialista o di un socialismo di Garibaldi non ha
alcun senso, a meno che non sintenda per socialismo un
momento umanitario e non politico.4
In realtà, a Bartalini interessa far vedere come Garibaldi
fosse stato, in qualche modo ,influenzato da quella corrente
del pensiero di Saint Simon che, dopo la morte del pensatore,
aveva preso la direzione della religione delluomo
o meglio di una religiosità laica, in contrasto con la
versione tecnocratica del pensiero saintsimoniano
(quella, per intenderci, che vedeva alla base dello sviluppo
umano la tecnologia e la scienza e che portava direttamente allesaltazione
dei canali di Suez e di Panama come uno dei motori del progresso
dellumanità). Era compresa anche lidea, utopistica
per i tempi di Saint Simon, di ununione pacifica degli
Stati europei. segue.... |
|
9788866150060 Aurelio Venturelli (cura Tiziano Arrigoni) IL NONNO
GARIBALDINO,
pp.. 50 ill. 6,00 Bross. Bib di storia n. 9 anno 2011 |
|
IL NONNO GARIBALDINO |
Cosa poteva spingere un operaio di poco più
di venti anni, nel 1849, a lasciare il suo pacifico paese marchigiano
per seguire un giovane generale appena tornato dal Sud America
e correre in difesa della libertà repubblicana a Roma?
È questa la domanda che il lettore di oggi si deve porre
per comprendere la storia di un piccolo eroe come
Giuseppe Omiccioli, di professione conciapelle, nato a Fabriano
l11 gennaio del 1827, che seguì Giuseppe Garibaldi
nella difesa della Repubblica Romana e poi nella disperata ritirata,
dopo la sconfitta dei repubblicani da parte delle truppe francesi,
fino a San Marino nel vano tentativo di raggiungere Venezia,
assediata dagli austriaci. |
|
|
|
|
|
|