Prefazione
«Ma che cos'è questo
lampo di felicità che mi fa tremare e mi ridà forza,
vita? Vi domando scusa dolcissime creature, non avevo capito,
non sapevo, come è giusto accettarvi, amarvi, e come è
semplice».
(dal finale di Otto e mezzo di Federico Fellini)
Uno dei miei storici contemporanei preferiti,
Eric J. Hobsbawm, ha parlato alcuni anni fa, in un'intervista,
dell'impossibilità di «misurarsi con il Novecento
in modo distaccato e neutrale spogliandosi di un vissuto importante».
Misurarsi con la contemporaneità è sempre difficile,
figuriamoci quando ci si misura guardando dalla finestra di casa,
con tutto il patrimonio di ricordi soggettivi che ci accompagnano.
È infatti quello che ho voluto fare partendo dai ricordi
familiari dell'ultimo secolo e mezzo, un 'lungo Novecento' che
parte da fine Ottocento e si affaccia brevemente sul XXI secolo,
secolo di cui si è speso già un quinto della sua
esistenza. Un periodo che ha rivoluzionato radicalmente il pubblico
e il privato delle famiglie italiane, dal carro a cavalli ad
internet, dal mondo del paese che vuol dire non essere soli alla
solitudine del web e in mezzo la tragedia delle due grandi guerre
europee. Oggi si è sviluppata, anche a livello dilettantistico,
la ricerca della genealogia delle famiglie, una sorta di family
search, che non è più appannaggio di pochi,
ma, grazie alla digitalizzazione di numerosi archivi, è
alla portata di ogni clic e risparmia complicate ricerche in
archivi comunali o parrocchiali. Il Novecento ha portato alla
ribalta la massa, ha dato visibilità agli invisibili,
«al tipo di persone i cui nomi sono di solito ignoti a
tutti, se non a familiari e a vicini, nonché, nelle moderne
organizzazioni statali, agli uffici che registrano nascite, matrimoni
e decessi».
Inevitabilmente la 'gente' del Novecento è entrata in
una società di massa che l'ha portata a essere inserita
in processi storici pacifici o violenti, a fare incontrare il
proprio 'particolare' quotidiano con i grandi flussi storici,
sfiorando anche personaggi conosciuti, spesso molto più
di quanto si pensi, come nel caso di cui narro. Ma, si dirà,
il ricordo, la memoria individuale sono soggettivi, come ha scritto
giustamente Italo Calvino «la mia paura adesso è
che, appena si profili un ricordo, subito prenda la luce sbagliata,
di maniera, sentimentale come la guerra. La giovinezza, e diventi
un pezzo di racconto con lo stile di allora, che non può
dirci come erano davvero le cose, ma solo come credevamo di vederle
e di dirle». A questo punto, se vuoi raccontare il secolo
dalla finestra di casa,puoi scegliere la forma 'romanzo' sia
pure con richiami alla storia, oppure, come ho fatto io, la ricostruzione
storica, sia pure con digressioni personali, con richiami continue
alle fonti scritte, gli atti di archivio di stato civile, i giornali,
i libri, le canzoni, il cinema, fino al web, insomma tutto quello
che può ricostruire il contesto in cui si muovono gli
attori di questa storia. Non a caso ho voluto mantenere la veste
del saggio storico, sia pure con alcune concessioni alla narrazione
personale. Perché quella che narro è la storia
della mia famiglia a partire dai bisnonni (con qualche incursione
più indietro) e dei luoghi vissuti. Il baricentro della
narrazione è la Toscana meridionale, in particolare quella
fra le Colline Metallifere e il mare, fra le province di Grosseto,
Pisa, Siena e Livorno, ma non mancano momenti, anche significativi,
fuori da questo perimetro. Ovviamente il discorso è cambiato
visibilmente quando, ad un certo punto della narrazione storica,
sono diventato testimone diretto dei fatti e non solo di memoria
trasmessa, pur conservando, per quanto possibile e con il timore
che aveva Calvino, un'unitarietà della narrazione stessa,
almeno come metodo. Infatti mi sono chiesto: quanto può
interessare una vicenda privata nell'oceano dei ricordi collettivi?
Per questo ho cercato di limitare al massimo l'aneddotica familiare,
che è la base del ricordo, per favorire il contesto, i
richiami alle fonti, la ricerca sul campo, compresi i luoghi.
Una storia del Novecento, appunto, vista dalla finestra di casa,
partendo dalle famiglie dei quattro bisnonni che scesero da Radicondoli,
Casole d'Elsa, Chianni e Siena verso la Maremma, considerata
la 'terra promessa' per iniziare la loro storia del Novecento.
E da qui inizia anche un viaggio dal basso attraverso la sinistra
italiana, in quasi tutte le sue accezioni, fra passioni, contraddizioni,
illusioni e delusioni di un Italia civile e civica, di cui oggi
si sono perse le tracce.
* Il libro si avvale di una colonna sonora
che si può ascoltare tramite QR-Code alla fine di ogni
capitolo. |