NAPOLEONE
Mio padre era un tipo particolare, alcuni
dicevano artistico.
Mi ricordo di quella volta che decise dandare a fare un
provino per un film, che giravano nella nostra zona.
Mi disse se volevo parteciparvi anchio, ma la mia timidezza
era tanta che rifiutai subito, senza possibilità dappello.
Talvolta, per questa ragione, affermava che ero un po scorbutico.
Mia madre era quella che guidava sempre la macchina, il
babbo è distratto, sottolineava lei; fatto sta che
andavamo in giro sempre al contrario, mamma alla guida e babbo
al posto del navigatore.
Forse, ora che ripenso a quei tempi, posso dire con certezza
che mio padre fosse un navigatore della vita nel senso più
bello della parola, andava al di là delle convenzioni
e si buttava a capofitto a coltivare le sue passioni.
Anche per questo, credo che mia madre lo ammirasse moltissimo.
Dicevano che in quel periodo della mia
vita, quasi sei anni compiuti, fossi un bimbo estremamente polemico
e con la voglia di mettere in discussione qualunque cosa, ma
quel giorno dentro di me provai una certa emozione nel vedere
mio padre spiccare tra tutta quella gente messa in fila in stato
dattesa: avevo lidea che lui ce la potesse fare.
Noi aspettammo fuori.
Ogni tanto ci guardava, era una persona
seria, intimava timore, però in fondo quando mi guardava,
nei suoi occhi vedevo sempre un sorriso e questo mi faceva star
bene.
Non so dire se fosse un belluomo da fare lattore,
come dicevano quando uno sembrava nato apposta per bucare lo
schermo, però aveva molta mimica e sapeva recitare.
Mia madre, anche se consapevole che tutto
questo era un divertimento, direi un gioco, era in ansia ed agitata.
Mai avrebbe montato un palco di un teatro o fatto una comparsa
in un film, però le piaceva che mio padre riuscisse a
farlo.
Dopo un certo tempo dattesa decidemmo
di andare a farci un giro: appena pronto ci avrebbe chiamato.
In quei minuti che passarono da quando
lo lasciammo lì e tornammo a prenderlo la mia testa cominciò
a navigare nellimmaginazione:
forse gli faranno fare la parte di un generale, forse addirittura
di Napoleone, dal momento che, se non ricordo male, il film era
ambientato nei primi dellottocento.
Per confonderci io e mia madre ci precipitammo
a comprare un gelato e ci fermammo anche a guardare il mare.
Con lei vicina sarei andato in capo al mondo, era la mia forza
e il mio motore che rallegrava le mie giornate.Talvolta la facevo
arrabbiare, ma era più forte di me, io volevo essere uno
spirito polemico e basta.
Finalmente lora dattesa passò.
Tornammo alla sede del casting e come per magia, dal finestrino
della macchina vidi uscire mio padre, è già
pronto, dai mamma sbrighiamoci!, volevo sapere cosa fosse
successo.
Noi eravamo arrivati e lui aveva appena
finito il provino, una coincidenza perfetta.
Salì in macchina, sereno e un po divertito, però
soddisfatto di quello che aveva fatto.
Io subito gli vomitati addosso una valanga di domande, su chi
ci fosse, su cosa gli avessero affidato, ma non poteva saperlo
ancora.
Perché non sei venuto con me? mi disse ancora
una volta ed io mi azzittii subito un po scocciato, a lui
sembrava tutto facile e semplice.
Nel viaggio di ritorno ci parlò
della buffa gente che aveva incontrato. Così come sempre
passò un bel pomeriggio destate, con la consapevolezza
che mio padre sapeva, anche involontariamente, cancellare la
noia che, eventualmente, avesse voluto far capolino anche in
un giorno di luglio. |