L'immigrato non è una
categoria sociale, sono uomini e donne, bambini e bambine che
portano con sé, come tutti noi, storie ed emozioni, dolori
e speranze.
Nell'ascolto delle differenze di culture stanno le possibilità
di crescere e irrobustire le civiltà, il dialogo, la conoscenza.
Le donne, in particolar modo, a tutte le latitudini sono portatrici
di silenzi spesso profondi, ma anche creatrici di grandi e nascoste
ricchezze interiori.
Il centro interculturale Samarcanda ha deciso di dare voce a
questi mondi femminili di immigrate con una piccola collana di
pubblicazioni letterarie.
Il secondo libro è una raccolta di poesie " Qui.
Forse altrove " di Leda Apostoli, nata in Albania a Tirana,
laureata in Ingegneria Elettrotecnica presso il Politecnico dell'Università
di Tirana, da dieci anni vive in Italia ed è collaboratrice
del centro interculturale Samarcanda.
Le poesie di Leda percorrono i temi universali dell'amore, della
vita e della morte, ci interrogano sulla malinconia dei distacchi
dalla terra di origine, dalle quotidianità, dalle persone.
Vorremmo presentare questo libro come un raccontarci seduti o
sdraiati in luogo familiare, incrociando mondi e storie diverse,
in modo, come dice Italo Calvino in
Le città invisibili ", "... da ripensare tutti
i propri ricordi uno ad uno, il lupo sarà diventato un
altro lupo, tua sorella sarà una sorella diversa, la tua
battaglia altre battaglie, al ritorno da Eufemia, la città
in cui si scambia la memoria...
In questa occasione abbiamo invitato Mariana Takouit dal Marocco
e Mark Mahan dagli Stati Uniti che ci racconteranno delle loro
lontananze.
Eraldo Ridi |