Ciò che fin da una prima lettura
mi ha colpito in questa terza raccolta della giovane poetessa
piombinese Tiziana Izzo, è lalternanza continua
di timbri forti e labili lamenti, invettive e preghiere, affermazioni
e negazioni, grida e sussurri, certezze e dubbi.
Se è vero che la polarità è fonte di energia,
ecco che qui diviene anche sorgente di poesia. La quiete di per
sé non esiste, ma è solo il riposo da una tempesta.
E la tempesta altro non è che lo smarrimento di quello
stato di semplice esserci cui lautrice anela
con la meraviglia di quando da bambina attendeva la befana, parlava
con la sua fatina, o si travestiva da Cappuccetto Rosso.
Leffetto che nasce da tale audacia di ritmo narrativo,
da tale armonia dissonante, è sorprendente
e mirabile. È il flusso impetuoso della storia di unanima,
un flusso che scorre fragoroso in cascate echeggianti, che tossisce
affannato in rigagnoli arsi, che si concede allassoluta
trasparenza di limpidi ruscelli, che riposa la sua stanchezza
nellalveo pacato di grandi fiumi, ma che sempre, comunque,
ostinatamente e disperatamente a volte, insegue quelloceano
di cui sospetta o spera lesistenza.
Le concrezioni ontiche si diluiscono in questo flusso. Cè
molto cuore in questa raccolta, cè molto pensiero,
cè molto materiale vissuto. Ma soprattutto cè
molto coraggio di raccontarsi senza censure, cè
unimplorante voglia di vivere, cè tanto amore
dato e cercato. E così anche alcune ingenuità stilistiche
in parte presenti nelle prime raccolte, appaiono adesso ricucite
e ricomposte in un tessuto narrativo denso ed intenso, in un
ritmo serrante e trascinante, in una musicalità del tutto
nuova e accattivante.
E così la Izzo ci dona intenso lirismo con un ermetismo
sorprendente e ricco di sentimento:
Lo sguardo dellamore
esaltato nel buio dellacqua salata
da uno specchio magico,
quello della mia vita!
segue... nel libro
(Luca Stefanelli) |