Parlare della Patria a Firenze è come
parlare della Poesia al Poeta che la sintetizza e la chiude intera
nell'anima. Le vibrazioni si allargano in onda sonora per le
navate del tempio, come nelle recondità dello spirito,
sì che la voce non trema e si alza sicura, con lieve palpito,
nell'azzurro immenso. Riunite insieme i due nomi della Patria
e di Dante e avrete la fusione di due immensità; umana
l'una, ideologica l'altra. E' Firenze che ha dato a Dante il
sentimento della Patria e il tormento dell'esilio che questa
fa più cara; è Firenze che gli ha dato la visione
di Beatrice e il «bello stile che gli ha fatto onore».
E' Dante l'uomo eterno che, non solo riassume in sè le
più geniali caratteristiche del suo tempo, ma da solo
personifica la nostra strirpe della quale ha l'ingegno eccelso,
l'anima aperta ad ampia visione di bellezza, la fantasia creatrice
e animatrice, il cuor fervido, pronto al moto generoso e all'impeto
passionale, l'orgoglio indomito, or prorompente nelle subita
ira, nel crudo sarcasmo, or disdesgnoso nel fiero silenzio. (Nella
Cosi).
Conferenza tenuta in Firenze alla Socità
della Cultura "Lux et Ars" il girono 24 febbraio
1921 e con varianti, in Montevarchi al locale comitato della
"Dante Alighieri"il 24 aprile successivo. |